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domenica 27 luglio 2014

StileLibero si prepara ...




Cominciamo a proporre qualcosa ...
La stagione 2013-2014 ormai volge al termine, rimane soltanto il mese di agosto dove, in un quasi letargico aspettare (finalmente) l'estate, si riordinano le idee per organizzare la prossima annata "benessere" targata Palestra Stile Libero. Ufficialmente non chiudiamo mai, siamo un laboratorio attivo tutto l'anno, ma indubbiamente in questo periodo si tirano un po' i remi in barca, giusto per guardarsi intorno e per preparare il campo ad un autunno/inverno/primavera ricco di novità (nuvité - Cristina), di buoni propositi, di voglia di fare.
Siamo definitivamente un centro che si occupa di "Allenamento Personalizzato", Personal Training se preferite l'anglofona dicitura, che fa sicuramente più figo, ma a me piace meno; abbandonati tutti i corsi già 5 anni or sono, anche la strenua resistenza di spinning si è spenta nei mesi scorsi, aprendo le porte ad una miriade di nuove ed interessanti opportunità. Vediamole insieme.

Si rafforza il rapporto StileLibero - Run&Motion, con la nascita di due "Reality", passatemi il termine (testimonia l'attenzione con cui vengono seguiti i partecipanti, giorno dopo giorno), dedicati alla corsa e all'allenamento in palestra.

Il primo si chiama "OBIETTIVO 0-10" e prevede di arrivare a correre 10 km di fila senza pause e senza camminare, tramite un processo di allenamento individualizzato che proporrà sia una parte indoor (dedicata al rinforzo muscolare, al riequilibrio posturale e alla tecnica di corsa) che una outdoor (corsa di gruppo o singola), un consulto nutrizionale (Marina) con eventualmente impostazione di un protocollo "GIFT" (Alimentazione sana in movimento sano - Punto GIFT Palestra Stile Libero). Non ha una definizione temporale precisa perchè è strettamente legato alle condizioni di partenza degli individui partecipanti.

Il secondo, invece, si chiama "UP TO 21". Le modalità sono grossomodo le stesse del precedente, quindi lavoro sia indoor che outdoor che nutrizionale, con la differenza che in questo caso l'obiettivo specifico è una competizione, cioè la MezzaMaratona di Genova il 19/04/2015 (http://lamezzadigenova.it/

 
). Sicuramente è dedicato a chi ha già una discreta base, od addirittura al podista "evoluto" che voglia provare una preparazione mirata che, discostandosi dai classici allenamenti "da rivista", propone un approccio innovativo ed integrato al lavoro muscolare.

Ovviamente, visto il successo riscontrato, rimane attiva anche l'opzione nata lo scorso anno "100 giorni di Benessere - La Sfida", con la finalità principale di raggiungere consapevolezza di sé ed una prepotente spinta al dimagrimento (programma nutrizionale e motorio).

Un'altra grossa novità sarà il programma "X-Cross Training FUN-ctional", una sorta di moderna versione degli allenamenti a circuito, dove l'obiettivo sarà la ricerca della massima "funzionalità" dell'organismo; interessante notare come questa parola contenga il suffisso "fun", divertimento: unire il benessere e la ricerca della performance (sia fisica che estetica) al piacere di sentire il proprio corpo che si muove, abbandonando l'assurda dicotomia corpo-mente, ma facendo si che il coinvolgimento sia totale, globale, ponendo la persona al centro del programma. Una sorta di "Cross-Fit" a misura d'uomo, non il solito scopiazzamento dei lavori provenienti da oltreoceano, ma un'attenta analisi della scelta degli esercizi in base a chi li richiede, ai suoi atteggiamenti posturali, alle esigenze, agli obiettivi, al tempo a disposizione ... Questo tipo di allenamento trova il suo "Gold Standard" nel lavoro "One to One", ma è proponibile anche in versioni dove l'utente si allena da solo.

Le certezze sono quelle che anche in questa stagione ci hanno accompagnato e reso identificabili ed innovativi:

Run&Motion corsa di gruppo, dove tutti, dal runner più veloce a quello più lento, possono trovare la propria dimensione.

Nordic Walking/SpeedWalking, camminate di gruppo in pieno spirito di condivisione, ricerca ed esplorazione, del territorio, ma anche dei propri limiti, portando con gradualità, ma inesorabilmente, il proprio organismo a sostenere sforzi via via sempre più intensi, ponendosi obiettivi sempre più performanti, ottimizzando così le proprie capacità motorie, cardiorespiratorie e coordinative. Un ritorno alle origini, quel primitivo "camminare a quattro zampe", dove i bastoncini simulano quelle anteriori, è anche una piacevole riscoperta di sé stessi oltre che un eccellente allenamento "Total Body".

Altre piccole novità riguarderanno i nostri soliti e collaudati programmi di allenamento con sovraccarichi e soprattutto il "Laboratorio Posturale", dove prenderà vita un vero e proprio "Allenamento della Mobilità dell'Apparato Locomotore".

Stay Tuned ... perchè questo è solo l'inizio
Fede

sabato 26 luglio 2014

Ringraziamento





Sono nella mia postazione da “convalescenza” alla tastiera del pc. Faccia gonfia e tumefatta, barba incolta e spettinato; aspetto totalmente trasandato, ma mente in fervida elaborazione di pensieri e idee, che provo a buttare giù in rapida successione per vedere poi, in tutta calma, cosa n’è venuto fuori.

Sono giorni di intense letture, di meditazione, di introspezione. Il cervello “accavallato” dai troppi pensieri deve trovare una valvola di sfogo, la scrittura, egregiamente, svolge questo ingrato compito.

Questa introduzione solamente per giustificare la fotografia, invero questo è uno scritto di ringraziamento. Sul serio, sono rimasto piacevolmente colpito da tutti i messaggi ricevuti tra ieri e oggi per sapere cosa mi fosse successo o come fosse andato l’intervento. Ho visto sincero affetto e vera amicizia. 

Tra l’altro in queste ultime due settimane ho ricevuto parecchie testimonianze di sincero affetto e vera amicizia; piacevolissimo scoprire quanto il proprio lavoro possa essere apprezzato e quanto sentimento positivo ruoti attorno a questo. Partecipazione, confronto, interesse, scambio, risate, movimento, allegria, una spirale di emozioni che stordendo ed inebriando ti rende vivo e, più che altro, rende vivo ciò che si sta facendo, in modo da farne godere tutti.

Devo veramente ringraziare tutti per questo, siete persone splendide e rendete piacevole il mio lavoro, il nostro lavoro, quello di Marina e di Edo.

Grazie di cuore, “Gratitude”.

“What's Gonna Set You Free
Look Inside And You'll See
When You've Got So Much To Say
It's Called Gratitude, And That's Right.” 

-Gratitude- Beastie Boys

Inoltre due ringraziamenti speciali. Speciali e sinceri.
Devo ringraziare gli amici della lettera anonima, del loro considerarmi un poco di buono (https://www.youtube.com/watch?v=nsZwKOvujws ;-) 8-) :-D ), un affabulatore di mentecatti, così definite le persone che “mi seguono” e che condividono con me lavoro, fatica, sudore, sorrisi, gioie e dolori, il nostro gruppo insomma; devo ringraziare gli amici (magari sono gli stessi, chissà) dello sfregio al Bric della Croce, dove la targa posta da noi e dall’ANPI il 25 Aprile in occasione della “Camminata – 25 Aprile in Movimento” è stata brutalmente rimossa. Un abbraccio ed un ringraziamento anche a loro, perché con i loro gesti, il loro modo di agire, dimostrano la bontà del nostro lavoro, ma soprattutto del nostro essere, del nostro esistere e faticosamente provare a fare qualcosa di diverso, perché, parliamoci chiaro, sono segni inequivocabili di stima, un modo per poter essere parte di questo nostro gruppo tanto ambito, (tanto invidiato?), per poter, almeno riflessa, godere della nostra luce. Quindi grazie amici, un’ulteriore conferma di aver intrapreso il cammino giusto … 

Animi Sensibili, Insofferenti a Realtà Sbagliate, Imprimono Grandi Svolte ad Altrui Vite, perché, come Prua di una Nave Fendono l’Acqua Pagando per Primi il Prezzo di un Nuovo Sentiero” dicevamo qualche sera fa durante il nostro incontro in palestra … profeti? 

Un abbraccio a tutti.
Simply Believe.
Fede

Levate l’ancora
Dritta avanti tutta questa è la rotta questa è la direzione
Questa è la decisione.

giovedì 24 luglio 2014

BorgoByNight
























Ci siamo divertiti moltissimo. FinalBorgo ha sempre il suo perchè, accoglienza all'altezza, tifo da finale dei mondiali, angoli mozzafiato. Abbiamo corso bene, godendocela e assorbendo l'energia di chi ci acclamava al passaggio, cosa volere di più? Nulla. Assolutamente. Un bel gruppo, belle sensazioni, volersi bene. Con me il solito insostituibile Gianni, Marina Toscani, Cristina Oliveri, Matilde Pollero, Manuela Zunino, Francesca Gastaldi, Alessandro Gaudino, Paolo Grillo, Francesca Nida, Samantha Bortolotti, Chiara Manarola, la mitica Tiziana Piscopo, Pietro Saccone, Eleonora Siccardi, Edo, un inossidabile doc Luca Speciani, Chiara Cittone ...
Noi corriamo così, mettendo il meglio e traendone sempre il meglio. Per quel che mi riguarda, pur attraversando un periodo di forma un po' strano e praticamente senza allenamento, riesco sempre a finire tra i primi, 9° questa volta, su circa 300 partenti, ad un passo dall'inarrivabile e sempre combattivo Gilberto Fracchia, punto di riferimento assoluto dei podisti finalesi. Meglio di così ... Stay Tuned, Run&Motion c'è !!!!!!!!!

sabato 19 luglio 2014

IL PiEdE QUeSTo SCOnoScIutO





Il mondo della corsa è senza dubbio copia fedele della realtà quotidiana. Sconosciuto ai più nella sua complessa organizzazione fatta di anatomia, fisiologia, biomeccanica, biochimica, scienza dell’allenamento, tecnica esecutiva, ecc … è comunque patrimonio comune dove tutti, praticanti e non, amatori ed esperti, tapascioni e sportivi evoluti, pseudo-preparatori e negozianti senza scrupoli, guru dai mistici saperi e tuttologi dalla non comprovata fama, mettono parola su qualunque argomento, spesso non avendo la benché minima cognizione di ciò di cui parlano; la fiera del sentito dire, del “ho sempre fatto così”, del “l’ho letto su internet” (per i più moderni), del “lo dice Tizio o Caio” (e giù una sfilza di nomi di podisti di fama, trattati come amici di vecchia data) oppure il buon vecchio “tu non ti preoccupare e fidati” che, ammettiamolo, ha sempre il suo perché … Basta aver corso un po’, guardato qualche video, letto qualche libro (lo so, qui mi sbilancio, beh, magari non proprio tutto un libro, qualche pagina) e soprattutto, partecipato a qualche gara (è sufficiente il giro dell’isolato) per avere onniscienza e dispensare, quasi sussurrando, per non farsi sentire da altri e non farsi rubare i segreti, consigli, preparazioni, diete, terapie fisioterapiche, massaggi, protocolli rieducativi, indirizzi utili e così via …
Questo è quanto. Non mi piace, ma ne prendo atto, ma soprattutto provo a fare diversamente a sfruttare competenza e professionalità dando quella che è, semplicemente, un’opinione personale,supportata da studi scientifici, da esperienze vissute e feedback da persone con le quali collaboro. Un lavoro impegnativo, ma basato su fatti concreti, su bibliografia seria, su l’essere e non sull’apparire. Ma pur sempre una mia visione del “mondo corsa”.
Oggi parlerei di uno degli argomenti più spinosi … le scarpe per correre!!!!
Per parlare di scarpe è necessario un piccolo accenno all’estremità del nostro corpo che le indossa: sua maestà il piede.
26 ossa (!) di dimensioni e struttura differente permettono la massima efficienza in quelle che sono le due funzioni evidenti del piede: funzione statica (sopporta il peso del corpo); funzione dinamica (spostamento del corpo). L’integrità del piede assicura, dunque, un buon appoggio e una buona deambulazione.
31 articolazioni (!) e 20 muscoli (!) (tra intrinseci ed estrinseci) ottimizzano la statica e la dinamica.
La perfetta collaborazione tra tutte queste strutture ha il fine ultimo di far funzionare al meglio questa porzione del corpo umano così forte e nel contempo delicata nell’equilibrio che la caratterizza.
L’evoluzione dell’uomo, attraverso i milioni di anni che l’hanno disegnata, ha plasmato ed integrato ogni cambiamento funzionale nello schema motorio, passando attraverso generazioni che hanno affinato l’anatomia attraverso l’utilizzo. Il piede, nella sua funzione, come già detto, prevalentemente motoria e di sostenimento del peso del corpo, assolve mirabilmente i suoi compiti anche grazie alle sue notevoli potenzialità propriocettive (Propriocezione: è definita come il senso di posizione e di movimento degli arti e del corpo che si ha indipendentemente dalla vista. La si può dividere in senso di posizione statica degli arti e in senso di movimento degli arti). La forma del piede è dunque il risultato di tutto questo lavoro evolutivo ed è in stretta relazione alla sua funzionalità biomeccanica.
I movimenti del piede avvengono su diversi assi:
asse bimalleolare: dorsiflessione e flessione plantare;
asse sagittale del piede: rotazione interna ed esterna (a livello dell’articolazione di Chopart con intervento più o meno grande dell’interlinea di Lisfranc);
asse verticale crurale: abduzione e adduzione;
Parlando in maniera più funzionale sarà necessario considerare un’associazione di questi tre movimenti per realizzare delle combinazioni degli stessi, l’inversione e l’eversione, che sono i meccanismi produttori dei traumi alla caviglia:
Inversione: flessione plantare + adduzione + supinazione (rot. int);
Eversione: dorsiflessione + abduzione + pronazione (rot. ext).
Questa minima introduzione biomeccanico/anatomica era dovuta, proprio per capire quanto complesso sia ciò di cui stiamo parlando; non è questa la sede per un approfondimento in tal senso, per il quale si rimanda agli appositi testi.
Torniamo alle scarpe.
A1, A2, A3, A4, A5 … A…iuto!!! La classificazione delle scarpe classica, quella che prevede da A1 ad A3, un aumento progressivo del peso e della protezione della scarpa, A4 per “iperpronatori”, modello quindi con supporto mediale, A5 scarpa da corsa in natura, è ormai piuttosto obsoleta e stantia, buona solo per sapere più o meno di cosa stiamo parlando, ma con la crescente specializzazione dell’industria calzaturiera, dove tutti i confini sono andati sfumando vista una sempre maggiore attenzione del pubblico e professionalizzazione delle ditte produttrici, penso sia più opportuno ragionare per “concetti” che per sigle rigidamente confezionate, dove 5 g di differenza potevano (ingenuamente) differenziare due modelli. Quindi ha senso parlare di scarpe più o meno protettive, scarpe con supporto mediale, con buon grip o esasperata leggerezza, scarpe minimali …
Assistiamo quotidianamente ad una rincorsa agli store più “in” per acquistare l’ultimo modello, la marca di tendenza, la scarpa che “ammortizza di più”, quella col differenziale minore ecc …  senza minimamente pensare a quello che deve andare dentro la scarpa, il nostro povero piede che, sinceramente, della scarpa ne farebbe volentieri a meno.
Gli studi antropologici legati al cammino evolutivo dell’uomo hanno fatto sì che il mondo della corsa “Barefoot” (piede nudo) si stia inserendo sempre più profondamente nella vita podistica dei nostri tempi. Molti per moda, molti per cognizione di causa si avvicinano (giustamente, diciamo noi), al concetto di motricità naturale. Negli ultimi anni sono stati pubblicati numerosi studi riguardanti le differenze tra la deambulazione con calzatura tradizionale e “Barefoot”: la scarpa può costringere la volta plantare a modificare la meccanica deambulatoria, correre a piedi nudi favorisce l’appoggio dell’avampiede rispetto al retropiede, indossando calzature il consumo di ossigeno è maggiore, il rendimento fisiologico è maggiore con la scarpa minimale.
L’uomo è nato per correre a piedi nudi. Su questo non ci piove. Non è pensabile un ritorno ad una tale motricità, ma esiste la possibilità di introdurre un “Barefoot” con calzatura specifica (possiamo chiamarlo Barefoot Oriented) dove il meccanismo motorio si avvicina molto a quello naturale e soddisfa, parallelamente, tutte le esigenze della quotidianità moderna (terreni non naturali, protezione igienica e meccanica, coerenza sociale …).
La locomozione umana è frutto di circa 6 milioni di anni di evoluzione bipede. Durante questo lungo periodo evolutivo, il piede e il suo rapporto con il suolo hanno avuto un ruolo fondamentale e il piede è sempre stato nudo. Il corpo umano NON può essersi adattato biomeccanicamente alla scarpa ginnica, tutt’al più può esservi abituato. Nella sua evoluzione, il bipede terrestre ha passato con le scarpe solo lo 0,0001% del tempo (!!!!) (dato ottenuto rapportando il tempo evoluzionistico con quello trascorso dalla nascita della scarpa moderna). Questa assunzione rende normale il miglioramento metabolico e meccanico di cui parlavamo prima.
Senza scendere nei particolari, i risultati di moderne analisi in tal senso sono strabilianti: camminare e correre a “Barefoot Oriented” è anche in grado di interagire col sistema posturale e di creare condizioni favorenti la prevenzione degli infortuni.
La natura vince sempre. Recenti studi hanno verificato come un “ri-adattamento” al “Barefoot”, dopo anni di scarpa ginnica, sia veloce e come il corpo umano sfrutti in tempi brevissimi tutti i vantaggi di efficienza meccanica e riduzione del costo energetico.
La diffusione del fenomeno “Barefoot” trova, dunque, ampio riscontro scientifico.
Detto ciò, avete una piccola idea di come sia il mio pensiero. Quando parlo ai miei ragazzi di “sentire” con i piedi, parlo proprio di quello, di quell’ancestrale ricordo di quando eravamo “Homo” e di come una scarpa troppo pesante e “protettiva” (anche se abbiamo dimostrato che poi forse non è proprio così, forse le scarpe protettive e pesanti generano più infortuni di quelle più minimali) possa privarci di informazioni propriocettive che il piede è in grado di darci e che sono utilissime alla corsa. Vedere quegli “scarponi” con suola spessa tre dita mi incute un po’ di timore, vedere che vengono venduti a tutti, indiscriminatamente, senza analisi posturali, senza parlare di propriocezione, senza controlli dell’appoggio del piede, senza aver visto la meccanica della corsa, ancora di più. Vedere che spesso vengono vendute scarpe perché sono le uniche rimaste in negozio, invece, mi mette tristezza.
Forse il “Barefoot” non sarà proprio per tutti, come qualcuno sostiene, ma credo che in commercio si possano trovare compromessi adatti a ogni tipologia di sportivo. Bisogna provare, bisogna fare ciò che è nelle nostre corde, bisogna soprattutto imparare ad ascoltarsi e a lavorare con il proprio corpo, che è il nostro primo alleato.
Un’ultima cosa. Questo pezzo è già stato pubblicato in altri siti, se intendete utilizzarlo od utilizzare parte di questo “articolo”, dovete citare la fonte e l’autore.
Grazie a chi ha avuto la forza e la pazienza di arrivare fino in fondo.
Un abbraccio.
SimplyBelieve
Federico Saccani (io mi firmo sempre ;-) )
Bibliografia:
IEMO - 2° anno appunti del corso di Osteopatia Generale, Prof. Ghisellini
ELAV Magazine - n°1 2014
IL PiEDE DELLO SPORTIVO - Luca De Ponti - ed. Correre
OSTEOPATIA l'arto inferiore - Maurice Audouard - ed. Marrapese

venerdì 4 luglio 2014

Topaccio, Pigogiu, Pulici, Morsa, Alpino, Budda ...




Questa è una storia.

La storia di Topaccio, Pigogiu, Morsa, Pulici, Alpino, Budda … e di molti come loro.
Una storia iniziata in un cortile troppi anni fa per ricordare quanti, una storia di amicizia, di pallone, di corse, di litigate, di domeniche pomeriggio.

Una storia che dedico a chi avrà la pazienza di leggere fino in fondo, che poi sono le stesse persone che hanno il coraggio di vivere fino in fondo, quelle di cui parlerò.
Il colore predominante è quello un po’ sbiadito delle foto anni ’70, dove sembra che tutto sia ricoperto da una patina arancio-giallastra, le tinte pastello delle automobili, poche per la verità, fanno da decorazione ai primi veri condomini, un gradino sopra le “case popolari” nella gerarchia che nella mente del bambino divide il povero dal ricco,  palazzoni racchiudenti un microcosmo di solidarietà, rispetto, antipatia, cameratismo, allegria e tristezza; ebbene si, tutto il contrario di tutto, una vera contrapposizione di schieramenti e di “formae mentis, fedele specchio della vita e vitalità politica di quegli anni, pesanti, di piombo.
Ed è proprio negli spazi che questi condomini delimitano, i cortili, che la nostra storia, ma anche la storia di molti di noi, ha inizio. Le porte non si chiudevano a chiave, o forse si cominciava a farlo, la TV passava dal bianco e nero al colore, ma per cambiare canale dovevi alzarti dalla poltrona, la vita di un bambino era scandita dai tempi automatici di una fabbrica, di una catena di montaggio alla quale dovevi ben presto abituarti, sveglia, scuola, pranzo, compiti, cortile. Eccolo lì. Il cortile …
Mi piacciono le storie dove il protagonista descrive la sua giovinezza, a volte realtà romanzata, a volte fantasia, ma ci avete fatto caso? Tutti o quasi provengono dal quartiere più povero, più disagiato, con il più alto tasso di delinquenza ecc … forse fa “figo”, dimostra come si è stati in grado di superare le avversità che, ingiustamente, la vita ci ha messo davanti, o forse tenta di commuovere il lato sensibile del lettore, non so. A me fa sorridere. Per quel che mi ricordo io eravamo tutti nella stessa barca. Palazzone, cortile, auto scassata (rigorosamente Fiat), un sacco di amici, alcuni stavano un po’ peggio, altri un po’ meglio, ma erano discorsi da grandi. A noi non interessava, eravamo tutti uguali, con le toppe ovali sulle tute blu con le righe bianche di lato (due righe, mica tre come l’Adidas), con delle testate di capelli ingovernabili, con i genitori che gridavano dalla finestra, quando era ora di cena, di rientrare a casa. Non c’era lo sfigato del gruppo. Eravamo tutti sfigati, quelli che adesso sarebbero molto più televisivamente “Losers”, ecco, quelli lì, noi, figli di un’Italia operaia che ci voleva operai, che si dovrà ricredere davanti all’entusiasmo, alla voglia di ridere, di divertirsi, di giocare, ma soprattutto davanti al nostro modo di essere diretti, senza timori, quasi irriverenti, liberi.
Eravamo liberi, quel cortile era il nostro mondo che, con regole non scritte, ma conosciute da tutti, governavamo con il sorriso sulle labbra.
Due maglie in terra da una parte, un albero e una macchina posteggiata dall’altra erano le porte … il campo era fatto, non c’era un appuntamento vero e proprio, più o meno l’ora era quella (anche perché gli orologi, in genere, venivano regalati alla comunione, ed erano troppo belli o troppo pacchiani per portarli in giro, quindi non si mettevano) i primi che arrivavano iniziavano a giocare, poi alla spicciolata si aggiungevano gli altri. Tutto il pomeriggio. Tutti i giorni. “E’ goal, è fuori, è entrata, questo è fallo … “ l’atmosfera perennemente tesa, sul filo del rasoio, ogni tanto degenerava, ma sempre con una sorta di signorilità, anche quando ci si prendeva a pugni in faccia. Durava il tempo della scazzottata, il tempo di venire divisi e poi l’incanto riprendeva, come se nulla fosse successo.
Forse Topaccio, Pigogiu, Morsa, Pulici, Alpino, Budda e gli altri usavano inconsapevolmente una forma di magia, recitavano un incantesimo in grado di fermare il tempo, di congelare l’istante fino a renderlo eterno, fino a far si che l’amicizia che li legava trascendesse ogni tipo di diversità: fisica, di provenienza, di ceto sociale, di età. Erano una cosa sola. Come non pensarci prima. Quello che affannosamente rincorriamo adesso, era già nostro, l’abbiamo perso, chi più, chi meno, chi lo cerca, chi l’ha dimenticato, forse chi non l’ha mai avuto. La magia del “Qui e Ora”, quell’essere presenti in ciò che si fa con tutto se stessi, godere fino all’ultimo attimo in un orgasmo di vita che è “La Vita” stessa.
Il segreto era il cortile, un pozzo di ancestrale forza che scaturiva dall’amore di chi lo viveva, di chi lo rendeva campo di battaglia, stadio della finale dei mondiali, corsia di ospedale, sottomarino da combattimento, un castello stregato … Una meraviglia di primitiva energia.
Chiudo gli occhi e penso a quanto sono stato fortunato. Siamo stati fortunati. Non avendo nulla, non ci mancava nulla. Un insegnamento che non dimentico, che non voglio dimenticare, che provo a trasportare in ciò che quotidianamente faccio. Mettere tutto quello che si ha in ciò che si sta facendo, vivere ciò che si sta facendo, lavoro o studio che sia, senza timore di doverlo fare per compiacere qualcun altro, o senza desiderio di volerlo fare per far piacere a qualcun altro o, peggio, per piacere agli altri. Questa è un po’ la tendenza: il gusto di esplorare se stessi, per se stessi, è stato sostituito dalla smania di dover essere apprezzati, la genuinità di una proposta viene soverchiata dall’opportunità di ricavarne approvazione sociale.
Sono sicuro che Topaccio, Pigogiu, Morsa, Pulici, Apino, Budda e gli altri, invece, abbiano conservato quella scintilla che animava le loro corse in cortile. Senza dubbio. Hanno conservato il cortile nella porzione più profonda della loro essenza. Se incontrano un cartello con scritto “Divieto di gioco del pallone”, beh, tra gli applausi del condominio, lo tirano via, come è sempre stato; “Qui e Ora”, spontanei, veri, reali, fatti di carne, muscoli, ossa, sangue. Cuore. Cuore. Cuore …
Ho avuto la fortuna di conoscere e fare parte dei protagonisti di questa storia. Il destino ha reso privilegiato il mio cammino,  permettendomi di incrociare, in tempi diversi, altre persone che hanno il cortile dentro. Ci si riconosce subito, uno sguardo, una parola, un sorriso. Alcuni provano ad ingannarti, “gli ingannatori”, ma basta poco per far cadere loro la maschera. Non ridono. Non ridono “dall’interno”, una pantomima, una recita.
Noi siamo diversi, abbiamo il sorriso contagioso, il cuore che palpita, con le lacrime agli occhi teniamo forte un biglietto con scritto “sono tornato”, ronziamo “Tutti Insieme” rumorosi, pur rimanendo in silenzio, crediamo in ciò che facciamo e lo facciamo senza scendere a compromessi, impegnandoci fino in fondo, abbiamo una sensibilità d’animo che ci permette di apprezzare il grande, ricordando che tutto nasce dal piccolo, sbagliamo molto e molto spesso, ma ci assumiamo la responsabilità dei nostri errori, ci commuoviamo davanti ad un quadrupede che forse dobbiamo salutare, ci abbracciamo stringendoci forte, non ci interessa nulla di quello che gli altri dicono di noi e, adesso che il granaio è bruciato … possiamo vedere la luna.
Ringrazio tutti i ragazzi del cortile. Quelli di allora e quelli di oggi.
Simply Believe.
Fede