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sabato 27 ottobre 2012

RunRivieraRun



Strano sport la corsa.
Una disciplina da solitari, immersi nei propri pensieri, nei propri dolori, nella propria fatica. Non hai bisogno di altro che una strada, le scarpette, pantaloncini e maglietta. Tutto qui, emozioni, sudore, respiro.
Ma anche alla corsa, a volte, serve una cosa in più. Serve una squadra, un gruppo, una moltitudine di occhi, mani, cuori che tendono allo stesso obiettivo.
Domani è uno di quei giorni dove corsa è sinonimo di squadra.
E se c’è una squadra, un gruppo, allora c’è anche una sfida, una battaglia. Quindi c’è in palio una vittoria. Certo. C’è in palio una vittoria e noi saremo li a contendercela, graffiando centimetro dopo centimetro i 21097 m di asfalto che ci separano dal traguardo. Sputando sangue, urlando la nostra fatica, percuotendo con possenti pedate la strada sotto i nostri piedi. Per qualcuno la vittoria sarà arrivare nei primi cento, per qualcun altro sarà migliorare il proprio personale, per altri, sarà semplicemente arrivare in fondo. Ma sarà una battaglia e dovremo cercare di vincerla. Da qui non si scappa.
L’unico modo per uscire trionfanti sarà metterci il massimo impegno, non mollare mai, conquistare a forza ogni spiraglio di luce che il buio della fatica vorrà contenderci, sorridere delle avversità e stringere i denti anche quando le situazioni sembreranno le più disperate. Se faremo questo, la squadra che vincerà sarà Run&Motion. Senza dubbio. Sarà un urlo liberatorio, primitivo, un ululato che brucia il petto a segnare, a marchiare a fuoco il nostro Vero battesimo come squadra. Sarà la nostra passione incrollabile, il nostro legame profondo ma libero, il nostro guardarci negli occhi e nel cuore a trascinarci impavidi verso un’impresa che solo pochi mesi fa sembrava un miraggio. Sono fiero di correre con Voi. Non avrei mai corso questa gara se Voi non ci foste stati.
Vi ho visto muovere timidamente i primi passi, avvicinarvi, quasi timorosi alle competizioni, costruire poco per volta una determinazione coraggiosa e rovente; sono orgoglioso di condurvi a questa prova. Una prova che vincerete. Grazie ragazzi.
Allora andiamo… fino alla vittoria. Sempre
Simply Believe.
Federico Saccani

giovedì 11 ottobre 2012

Speed Walking



Benessere in movimento. Così, quasi sei anni fa, Stile Libero muoveva i suoi primi passi. Uno slogan, quasi un monito… muoversi per stare bene.
Quello slogan, adesso, sta diventando lentamente realtà, sempre più profondamente realtà.
Non è stato facile, non lo è tutt’ora, ritagliarsi una fetta di mercato ponendo l’accento su ciò che fa bene e non su ciò che è di tendenza; sembra paradossale, ma è

così. L’attività motoria sana, utile, a misura d’individuo, personalizzata, piace meno, in generale, rispetto a quella modaiola ipersponsorizzata che, anche se non è proprio un toccasana, la fanno tutti, anche in TV, forse anche Pippa Middleton… e beh, se la fa lei!!!! Caparbiamente, insensibili a tutti i richiami mediatici, abbiamo iniziato a costruire quello che noi intendiamo per “benessere in movimento”. Stiamo iniziando a costruire.
Allora Stile Libero diventa un punto di riferimento per quelle persone che cercano dal movimento fisico, ma non solo, un qualcosa in più. Una spiegazione, un perché, un consiglio, un’ indicazione, una via da percorrere. Nasce tre anni or sono Run&Motion, come attività outdoor collaterale alla palestra, ma radicata in essa, il progetto cresce, cammina con le sue gambe, pur rimanendo ancorato ai valori principi di Stile Libero, pur rimanendo una parte, un’appendice di Stile Libero, definisce un suo percorso e prende vita. Nasce quest’anno un’interessante collaborazione con uno dei centri di nutrizione applicata al benessere più importanti in Italia; la collaborazione con il dottor Luca Speciani rende la palestra un’importante punto informativo della moderna dietologia di segnale, dove trovare professionisti preparati dallo stesso Speciani e dal suo staff, per fondere il movimento “sano” con l’alimentazione “sana”. Un’occasione più unica che rara, in un ambiente dove praticoni senza scrupolo e con poca formazione scientifica la fanno da padroni.
Un nuovo programma. Tra pochi giorni.
Avvicinare alla palestra e alla corsa individui poco inclini al movimento. Come? Con l’attività (motoriamente parlando) più semplice e immediata. Il cammino. La camminata sportiva.
Un fratellino (sorellina…) di Run&Motion, ma con le sue idee, con il suo programma (in fase di compimento, presto lo vedrete), con i suoi “trainer”. Partiremo un giorno a settimana, il venerdi alle 1315, circa 45’ di “speed walking” per le nostre vie… pianura, salita, discesa, spiaggia, sterrato, abbiamo solo l’imbarazzo della scelta. Vorrei che fosse chiara una cosa. Non si tratta di passeggiate. Si fatica, una fatica misurata sul passo “del più lento” una fatica sostenibile da tutti… ma fatica. Questo programma avrà un obiettivo finale, che non svelo adesso, ma che sarà alla portata di tutti coloro che avranno il piacere, il coraggio, la volontà di mettersi in gioco e di partecipare entusiasti.
Adesso tag-erò alcune persone, non tanto perché voglio che partecipino, ma perché le invito intanto a partecipare, e poi perché abbiamo pochi contatti in comune e questa cosa mi piacerebbe che fosse vista anche da persone che hanno pochi legami con la palestra.
Allora benessere in movimento… Stile Libero, Run&Motion, DietaGIFT, Massaggio, Speed Walking… stay tuned ;-)
Federico Saccani

domenica 7 ottobre 2012

Sono pronto






Sto correndo. Veloce. Non so quanto manca alla fine, ma è poco. Si parla di centinaia di metri. Ho combattuto, stretto i denti, archiviato dolori e messo tutto me stesso durante questi quindici massacranti chilometri. Adesso si parla di centinaia di metri. E’ casa mia, Finalborgo, la Strada Beretta, una ripidissima discesa che mi porterà nel centro del paese, dove presumo ci sarà il traguardo. Sto correndo e il pensiero per un istante si proietta indietro nel tempo, quando questa stessa discesa la affrontavo a rotta di collo con la bici. Anche adesso vado veloce, ma non come allora, ma gli occhi vedono le stesse immagini, gli stessi volti. Sento urlare il mio nome, non perdo di concentrazione, ma mi risveglio da quell’istante onirico. Entro nel tratto finale, c’è chi mi vuole bene e accenno un saluto. Un saluto tirato perché sono stanco. La fine. Respiro, strette di mano per un nono posto sudato, meritato, voluto.
Archiviamo anche questo “Crazy Namaste Trail”, ennesima competizione di un anno stranamente stracolmo di gare, ennesimo ricettacolo di emozioni, vissute con la massima intensità, con una “neotenica” passione, di cui vado fiero.
Sarei tentato di mettere il punto conclusivo alla stagione agonistica, ricchissima di soddisfazioni e di premi, che di per sé non sono importanti come tali, ma come riconoscimento per l’impegno, la determinazione e il coraggio nell’affrontare, sempre a viso aperto, tutte queste sfide, ma soprattutto per mettere sempre il massimo in ciò che faccio, correndo, vivendo; sono praticamente riuscito a piazzarmi nei primi dieci in ogni gara che ho portato a termine, nonostante dal punto di vista fisico le tribolazioni siano state molte, i dolori frequenti e lo stato di forma spesso carente, soprattutto dal punto di vista organico complice l’allenamento non sempre costante come avrei voluto. Questa piccola “autocelebrazione” non tanto per mettermi in mostra, ma per sottolineare con forza ciò che nel mio lavoro cerco di trasmettere, cioè che spesso l’impegno e la dedizione possono sopperire a carenze anche importanti. Ma chiudo qui la parentesi.
La novità importante, però, di quest’anno podistico è stato l’avvicinarsi al modo trail, con due manifestazioni, una quella di La Spezia con “Il Golfo dei Poeti”, e una quella di ieri. Tante differenze tra le due gare, sia dal punto di vista “fisico”, quindi durezza del percorso, altimetria, durata, che dal punto di vista emozionale, ma alcuni punti precisi in comune: la mia assoluta incapacità di correre in discesa fuoristrada (paura, mancanza di tecnica specifica…) e la mia, invece, decisa prontezza nel tenere il passo, spesso anche migliore, dei più forti in salita. Cosa ne ricavo da ciò? Dal punto di vista strettamente “corsa” se voglio dedicarmi anche a questa particolare disciplina devo mettermi in testa di correre fuoristrada (l’ho fatto solo 3 volte in vita mia) e allenarmi in discesa; da un punto di vista più personale, più mio, invece, ho paura che questo tipo di correre, mi porti troppo vicino alla soglia dell’infortunio. E questo mi preoccupa un po’.
Ma veniamo a ieri. Bella l’atmosfera del Borgo e di “Finale For Nepal”, giornata nuvolosa, umida e piuttosto calda, corsa dura, alcuni fenomeni in gara, alcuni amici (sono rimasto sorpreso dalla presenza di Renzo, ma mi ha fatto tanto piacere vederlo), tanta voglia di sport sano.
Ho fatto il mio. Sentivo prima del via alcune persone guardare la lista dei partenti e dire che sarebbe stata dura per chiunque entrare nei primi dieci. E così è stato. Un percorso nervoso, salite a tratti impraticabili alternate a discese altrettanto ostiche. Forse il trail è questo. Non posso dire che non mi piaccia, ma senz’altro deve ancora darmi qualcosa per conquistarmi definitivamente.
Dicevo che potrei mettere il punto alla stagione. In effetti dovrei, anche se la mezza maratona RunRivieraRun del 28/10, mi chiama. Sento che ci sono persone che hanno bisogno della mia presenza; non per presunzione, magari non è neppure così, ma ho come un presagio che dovrei esserci. E forse ci sarò soprattutto se recupero dai tanti acciacchi che il trail di ieri ha esasperato.
Sta arrivando un momento per me importante, non si tratta di corsa, anche se lo spirito sarà quello. Sono pronto.
Federico Saccani

mercoledì 3 ottobre 2012

Genotipo di risparmio



Come ho già accennato nella conferenza con Luca Speciani, le differenze dal punto di vista genetico tra noi e il nostro primo avo “Homo”, l’Homo Erectus, sono trascurabili. Abbiamo parlato di come siamo, quindi, geneticamente programmati al movimento. Ma è tutto qui?

IL THRIFTY GENOTYPE, UN GENOTIPO DI RISPARMIO(1)

Nel 1962, il genetista inglese J. Neel avanzò l’ipotesi del genotipo di risparmio (thrifty gene hypothesis) per cercare di comprende l’intricata pandemia del diabete, additando le sue probabili cause genetiche ed evolutive (2). Neel propose che i geni che predispongono al diabete (denominati appunto thrifty genes) siano stati vantaggiosi nell’evoluzione umana, ma sarebbero diventati deleteri nello scontro con il progresso delle società moderne, evento, quest’ultimo, recentissimo a confronto della storia evolutiva del genus Homo. I geni di risparmio sono quelli che consentono all’individuo di stoccare e processare efficacemente gli alimenti, sotto forma di grasso, durante i periodi di abbondanza, per proteggersi in quelli di carestia o di digiuno prolungato. Ecco, quindi, come l’Homo Erectus, un “cacciatore-raccoglitore” (hunter-gatherer), era protetto nei periodi di digiuno: per la sua capacità di trasformare proficuamente in grasso il cibo che sporadicamente si procacciava. Nella società moderna, però, gli individui che ingrassano facilmente proprio grazie ai geni di risparmio, si “preparano” a una carestia che mai arriverà. Ne consegue logicamente la diffusione di quelle patologie croniche degenerative da iper-alimentazione, quali l’obesità e il diabete di tipo 2. Una delle prove più evidenti di questa ipotesi è rappresentata dalla crescente incidenza di diabete e obesità in determinate popolazioni da poco esposte a diete (e ambienti) “occidentali”, quali nativi americani, africani delle zone sub-sahariane, isolani del sud Pacifico, ecc. Al contrario, gli europei, evolutisi in territori in cui le carestie furono meno comuni, non hanno sviluppato il genotipo di risparmio e di conseguenza sembrerebbero meno geneticamente predisposti a diabete ed obesità rispetto alle predette popolazioni. Questa “fortuna” genetica, però, deve essere accompagnata da corretti stili di vita, altrimenti il risultato è comparabile (ed è quello che si è verificato, purtroppo) a quello di popolazioni forse più predisposte dal punto di vista evolutivo a queste patologie.
Su tutti, uno dei modi più efficaci per disperdere l’energia assunta in eccesso, come del resto era costretto a fare Homo Erectus, è compiere una adeguata attività fisica(3).
Federico Saccani
(1) Biologia cellulare nell’esercizio fisico – Luzi – Springer edizioni – 2010
(2) Neel J. Diabetes Mellitus: a “thrify” genotype rendered detrimental by “progress”? Am J Hum Genet 1962
(3) Booth FW et. al – waging war on modern chronic disease: primary prevention through exercise biology J Appl Physiol 2000