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mercoledì 3 ottobre 2012

Genotipo di risparmio



Come ho già accennato nella conferenza con Luca Speciani, le differenze dal punto di vista genetico tra noi e il nostro primo avo “Homo”, l’Homo Erectus, sono trascurabili. Abbiamo parlato di come siamo, quindi, geneticamente programmati al movimento. Ma è tutto qui?

IL THRIFTY GENOTYPE, UN GENOTIPO DI RISPARMIO(1)

Nel 1962, il genetista inglese J. Neel avanzò l’ipotesi del genotipo di risparmio (thrifty gene hypothesis) per cercare di comprende l’intricata pandemia del diabete, additando le sue probabili cause genetiche ed evolutive (2). Neel propose che i geni che predispongono al diabete (denominati appunto thrifty genes) siano stati vantaggiosi nell’evoluzione umana, ma sarebbero diventati deleteri nello scontro con il progresso delle società moderne, evento, quest’ultimo, recentissimo a confronto della storia evolutiva del genus Homo. I geni di risparmio sono quelli che consentono all’individuo di stoccare e processare efficacemente gli alimenti, sotto forma di grasso, durante i periodi di abbondanza, per proteggersi in quelli di carestia o di digiuno prolungato. Ecco, quindi, come l’Homo Erectus, un “cacciatore-raccoglitore” (hunter-gatherer), era protetto nei periodi di digiuno: per la sua capacità di trasformare proficuamente in grasso il cibo che sporadicamente si procacciava. Nella società moderna, però, gli individui che ingrassano facilmente proprio grazie ai geni di risparmio, si “preparano” a una carestia che mai arriverà. Ne consegue logicamente la diffusione di quelle patologie croniche degenerative da iper-alimentazione, quali l’obesità e il diabete di tipo 2. Una delle prove più evidenti di questa ipotesi è rappresentata dalla crescente incidenza di diabete e obesità in determinate popolazioni da poco esposte a diete (e ambienti) “occidentali”, quali nativi americani, africani delle zone sub-sahariane, isolani del sud Pacifico, ecc. Al contrario, gli europei, evolutisi in territori in cui le carestie furono meno comuni, non hanno sviluppato il genotipo di risparmio e di conseguenza sembrerebbero meno geneticamente predisposti a diabete ed obesità rispetto alle predette popolazioni. Questa “fortuna” genetica, però, deve essere accompagnata da corretti stili di vita, altrimenti il risultato è comparabile (ed è quello che si è verificato, purtroppo) a quello di popolazioni forse più predisposte dal punto di vista evolutivo a queste patologie.
Su tutti, uno dei modi più efficaci per disperdere l’energia assunta in eccesso, come del resto era costretto a fare Homo Erectus, è compiere una adeguata attività fisica(3).
Federico Saccani
(1) Biologia cellulare nell’esercizio fisico – Luzi – Springer edizioni – 2010
(2) Neel J. Diabetes Mellitus: a “thrify” genotype rendered detrimental by “progress”? Am J Hum Genet 1962
(3) Booth FW et. al – waging war on modern chronic disease: primary prevention through exercise biology J Appl Physiol 2000

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