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lunedì 24 settembre 2012

Tiro le somme. Conferenza...



 

 

Sono partito con l’intenzione di scrivere due righe di commento sulla conferenza di ieri pomeriggio. Sono consapevole del fatto che le righe saranno ben più di due e che probabilmente uscirò “fuori tema” almeno un centinaio di volte; mi scuso quindi a priori con chi avrà la pazienza di leggere.
L’obiettivo della giornata di ieri era di “scuotere le coscienze”, di piantare un semino di curiosità e sperare che questo lentamente andasse a germogliare. Ho usato, durante la presentazione, l’esempio di lanciare un sasso nello stagno, in modo che le piccole onde da questo create, si propagassero da persona a persona, fino a creare un “circolo virtuoso di curiosità”; uscire dalla sala con tante domande, ma con una consapevolezza nuova, la capacità di guardare quello che ci viene proposto con un occhio critico, ma informato, sempre più informato.
Ed è stato così. Semplicemente straordinario, eccitante, coinvolgente e sconvolgente allo stesso tempo. Ma è stato così. Abbiamo fatto informazione. Informazione seria, scientificamente supportata, con un relatore carismatico e preparato come Luca Speciani, pronto a mettersi in gioco per primo, pronto a metterci la faccia. E questo è arrivato, la gente (tanta gente) se n’è accorta, è rimasta colpita, stupita, forse anche stordita dalla marea di informazioni ricevute; e si è fatta delle domande.
Ho realizzato, almeno in parte, uno dei miei innumerevoli sogni. Quello di mettere a disposizione di più persone possibili determinate informazioni che, altrimenti, per un motivo o per l’altro, non ne avrebbero avuto accesso. E’ meraviglioso. Non meraviglioso in assoluto, ma lo è per me. Una piccola realtà come palestra Stile Libero, e tutto quello che vi ruota intorno, ha fatto informazione seria e competente su un tema delicato come quello della salute.
Ma chi cavolo deve fare questo tipo di lavoro se non i “professionisti del benessere” (so che qualcuno dei miei colleghi si fa chiamare così…)? Porca miseria, QUESTO è il nostro compito, fare in modo che la gente che ci segue abbia tutte le nozioni necessarie per raggiungere appieno il suo potenziale, mettersi in gioco, mettere in gioco la propria competenza (e qui casca l’asino) e cercare di lavorare per gli altri. Non solo insieme, ma per gli altri.
Il nostro è indubbiamente un lavoro difficile (ma quale non lo è?), un lavoro dove non ci si può improvvisare. In nessun lavoro ci si può improvvisare, accidenti, lo so, ma se io provo a fare il, che so, prestigiatore, faccio un pasticcio, vengo subito smascherato, ma finisce lì. Nel nostro lavoro è più subdolo. Ti puoi improvvisare, fare danni “silenti” per anni; una finta competenza, costruita a suon di copia/incolla da internet o da pubblicità di attrezzi del “media shopping” di turno, con il personal trainer americano di tendenza che ti sforna una raffica di cavolate che… che ormai è troppo tardi per potersi fermare e allora il disastro è compiuto.
Sono convinto che una formazione di tipo accademico, universitario, sia una condizione necessaria per fare il mio lavoro. NON sufficiente, ma necessaria. Conosco molti eccezionali istruttori che non hanno avuto la possibilità o non hanno voluto affrontare un percorso del genere (Edoardo, Christian); alcuni sono davvero bravissimi, molto più bravi di miei colleghi laureati; un vero peccato, perché avrebbero potuto dare una luce ad una facoltà in penombra come quella di Scienze Motorie, e anche per loro, sarebbe stato un giusto riconoscimento alla loro competenza. Ma chiudo la parentesi. 
Se ne legge di tutti i colori. Chi riesce ad allenarsi a “gravità zero” (chissà il povero Isaac Newton, si starà flagellando a colpi di mele sulla testa, non so…), chi forse a “gravità cento”, come Goku e Vegeta, bellissimo; chi si professa specializzato in allenamento funzionale (lo giuro, mi arrivano i curricula) che è una bestemmia, ma cosa vuol dire? Adesso perché fai due corsi vestito da Navy Seal, e sollevi un sacco di sabbia, sei specializzato? Ma in cosa? Ma forse i pesisti, i lanciatori, i velocisti, gli strong man non hanno fatto per cinquant’anni (di più) allenamento “funzionale”? Lo chiamavano allenamento e basta. E l’uomo del paleolitico non viveva la sua vita in maniera “funzionale”? Pure lui specialista, quindi. Noi ci inventiamo le parole e con esse una qualifica. Magari non sappiamo parlare l’italiano, ma siamo “specializzati”.
Bene. Io mi tiro fuori da questo bailamme. Cerco di fare le cose serie, con delle basi, sperimentando, ma con criterio. Studio e mi aggiorno. E sono specializzato, sul serio.
E la conferenza di ieri è un primo minuscolo passo…
Stay tuned ;-)
Federico Saccani

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