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domenica 23 gennaio 2011

Test scarpe...


Grazie a sportbrain.it e ad Adidas Running Tour, ho avuto la possibilità di testare un paio di scarpe da corsa… La cosa mi ha reso indubbiamente felice, emozionato e, nel provarle, non mi sono per nulla risparmiato.

Premetto subito un paio di cose. Non ho mai corso con scarpe Adidas, non ho mai corso con scarpe così protettive. E si, perché quella cui ci troviamo di fronte è una scarpa decisamente protettiva, con alcune caratteristiche che mi sono piaciute e altre… purtroppo no.

Magari, però, facciamo un passo indietro…

Le scarpe da running, generalmente, vengono suddivise in alcune categorie (determinate dal peso e dalla velocità dell’atleta, dal terreno di corsa, e dall’appoggio del piede) dai confini a volte labili, ma comunque ben definite:

A1 superleggere

Le scarpe della categoria superleggere sono le più performanti. Di forma curva e di peso contenuto (massimo 250 grammi nella misura 9 US), presentano poco dislivello tra avampiede e tallone, sono quasi sempre piatte e con potere ammortizzante molto limitato. L´alleggerimento comporta inoltre una drastica riduzione dei vari sistemi di controllo del movimento per garantire la massima libertà di azione, ottima flessibilità e una risposta reattiva. Ne consegue che sono indicate per le gare su strada di atleti leggeri-veloci . Vietate (o comunque caldamente sconsigliate, viste le caratteristiche) invece ai podisti pesanti, ai lenti e ai soggetti che presentano in corsa iperpronazione (non devo spiegarvi io di cosa si tratta, è comunque una caratteristica biomeccanica dell’appoggio tale che, un microsecondo dopo l’impatto col terreno, l’arco plantare collassi troppo verso l’interno) del piede.

A2 intermedie:

I modelli da running della categoria intermedie sono caratterizzati da un peso compreso tra i 250 e i 300 grammi nella misura 9 US. Queste scarpe presentano un buon compromesso tra controllo del movimento nel retropiede e flessibilità nell´avampiede, sono generalmente di forma semicurva e hanno un dislivello medio tra avampiede e tallone. In alcuni casi sono dotate di supporti di controllo del movimento il cui intervento è comunque limitato. L´ammortizzamento è quasi sempre buono. Gli atleti più in forma e quelli leggeri possono usare questo genere di scarpe in gara e anche per gli allenamenti, quelli più pesanti, ma con una buona efficienza e meccanica di corsa, per le competizioni.


A3 massimo ammortizzamento:

Alla categoria massimo ammortizzamento appartengono le scarpe da running di peso superiore ai 300 g, di forma dritta o semicurva, con un buon dislivello tra avampiede e tallone per salvaguardare tendini e articolazioni da infortuni. Per cercare di ottenere il massimo effetto ammortizzante e una buona flessibilità spesso è sacrificato il controllo del movimento. Questi modelli sono quelli più usati dai podisti negli allenamenti e, di norma, sono i più indicati per qualsiasi chilometraggio. Sono l´ideale per gli atleti con l´appoggio neutro o in inversione (supinazione). Inoltre, sono spesso usate dai podisti che utilizzano plantari personalizzati. La scarpa che ho provato (di cui esiste anche la versione n°3), appartiene a questa categoria.

A4 stabili

Le stabili sono scarpe di peso compreso i 300 e i 400 grammi, a forma dritta, create per correggere (o comunque limitare) l´eccesso di pronazione. Resistono ai movimenti del piede sull´asse longitudinale mediano senza che si verifichi una deformazione permanente nella loro struttura. In alcuni modelli di peso contenuto si può trovare un buon compromesso tra ammortizzamento e stabilità. Tutte le scarpe di questa categoria sono decisamente sconsigliate ai supinatori.

A5 Trail Running

Sono le scarpe costruite per le corse in natura.

Io corro con scarpe della categoria A2, piuttosto leggere, tanto che, quelle che ho dovuto testare (A3), pesano circa 60 g in più per scarpa. Ed è una differenza importante.

LA PROVA

Ho testato la scarpa (dopo averla indossata una giornata intera, per “fare il piede”) con una delle mie corse mattutine, cercando di spremerla il più possibile, in ogni tipo di situazione. Così sono usciti una decina di km estremamente brillanti, dove ho cercato di correre un po’ a tutti i ritmi, con una partenza soffice (diciamo tra i 4’30’’ ai 4’15’’/km), una fase centrale ricca di saliscendi, anche con pendenze notevoli, e una fase finale energica, dove l’ho trascinata (o lei ha trascinato me…) vicino ai 3’20”/km. Quindi, possiamo dire che la prova è stata piuttosto completa.

La caratteristica che salta immediatamente all’occhio, guardando le scarpe “Adidas SuperNova Glide 2” per la prima volta, sono i numerosi inserti ammortizzanti, soprattutto nella zona tallonare, che rendono la scarpa un po’ troppo alta per i miei gusti, ma sicuramente offrono un importante grado di supporto, nella fase di impatto con il piede al suolo. La scarpa, contrariamente alle aspettative è molto flessibile e, pur non essendo una A4, mi sembra che sia molto ben bilanciata anche medialmente, offrendo una buona protezione anche a chi ha una tendenza alla pronazione. Esteticamente molto gradevole, anche se mancano quegli eccessi di colore (specialmente giallo e arancio) che tanto mi piacciono!!

E’ pesante, decisamente pesante…

Durante la corsa non ci sono stati problemi di sorta, anche se l’ho avvertita un po’ soffocante, soprattutto stretta sull’avampiede (ed io ho il piede magro), ma questo, in parte, va attribuito al fatto che, per trovare un buon feeling anche con l’allacciatura della scarpa, ho bisogno di qualche uscita in più. Per quel che riguarda la protezione e l’ammortizzamento, il risultato è sicuramente ottimo, ho provato anche a fare qualche salto, scendendo dai marciapiedi e qualche repentina accelerazione in discesa, trovando sempre una risposta confortante (e confortevole). Per la mia corsa, che è piuttosto muscolare (spingo molto, quindi un gran lavoro piede, polpaccio, coscia), la trovo stancante, non saprei, forse psicologicamente il fatto di saperla pesante mi condiziona un po’, anche se, in effetti, è piacevole sentire la muscolatura della gamba propriamente detta meno indolenzita (il potere ammortizzante della SuperNova Glide 2, rispetto alle scarpe che uso solitamente si è fatto sentire…!).

Risultato: beh, la scarpa è stata promossa, la vedo adatta soprattutto a podisti dal peso corporeo medio – alto e non abituati a ritmi veloci, molto buona per chi inizia e per chi, con un po’ di esperienza alle spalle, si avvicina alle competizioni di lunga durata (maratona e/o ultra) o ad allenamenti di lungo lento.

Un’ultima cosa… è compatibile con il sistema “MiCoach” di Adidas (http://www.adidas.com/it/micoach/#Start/sdf/mdf ) , una specie di allenatore virtuale che consiglia ritmi, allenamenti, esercizi… Una diavoleria moderna che, al pari di quelle delle altre ditte, non userei nemmeno sotto tortura…! Per me la corsa ha una sua poesia che volgio godermi fino alla fine.

Ringrazio ancora sportbrain e AdidasRunningTour per l’opportunità.

domenica 9 gennaio 2011

... è sempre possibile...



Questo video lo dedico a tutte quelle persone che, come me, ci credono ancora...

Flessibilità e mobilità articolare - prima parte


Credo sia un argomento che, anche tra gli addetti ai lavori, crei spesso confusione e incomprensioni, alimentando miti e leggende spesso decisamente in conflitto con la fisiologia del corpo umano. Provo, con molta calma perchè l'argomento è lungo e voglio affrontarlo con accuratezza, a fare chiarezza...

Muscoli e articolazioni – cenni anatomici e fisiologici –


I movimenti del corpo umano sono prodotti dai muscoli (eviteremo in questa sede di trattare i muscoli lisci e quello cardiaco, studiando esclusivamente i muscoli striati). Visto in sezione, un muscolo appare formato da fasci sempre più piccoli di fibre muscolari, separate e avvolte da fasce fibrose sempre più fini chiamate aponeurosi; una spessa aponeurosi avvolge un muscolo o un gruppo di muscoli permettendo a loro di scivolare gli uni sugli altri.



In certi muscoli, l’aponeurosi si prolunga in un cordone fibroso attraverso cui il muscolo si attacca all’osso; è il tendine. Un muscolo si “aggancia” su, almeno, due ossa differenti (eccezioni: muscoli cutanei e sfinterici); queste zone di attacco si chiamano inserzioni.

La fibra muscolare è formata da cellule molto allungate: le miofibrille; ciascuna miofibrilla contiene, nella sua parte centrale, l’elemento contrattile propriamente detto, il sarcomero. Esso presenta un aspetto striato, con bande scure alternate a bande più chiare; ad un notevole ingrandimento la loro struttura appare formata da filamenti:

- le strie scure, da filamenti spessi, rigonfi centralmente (composti da miosina, una proteina),

- le strie chiare, da filamenti sottili, legati fra loro nella parte centrale (composti da actina, un’altra proteina).







A riposo, i filamenti di actina e miosina sono distaccati; durante la contrazione muscolare si uniscono esercitando una trazione reciproca, determinando un ispessimento del diametro e un accorciamento in lunghezza; quest’ultimo permette al muscolo di esercitare una trazione sulle ossa su cui è inserito.

Il muscolo scheletrico umano è composto da un’eterogenea tipologia di fibre muscolari che permettono, così, la sua ampia diversità di capacità funzionali.

Come già sottolineato le fibre muscolari sono composte da unità funzionali, denominate sarcomeri. All’interno di ogni sarcomero si trovano le proteine miofibrillari, actina e miosina, dalla cui interazione si genera il meccanismo della contrazione muscolare, che non tratteremo in questa sede.

In base alle tecniche di descrizione delle diverse fibre muscolari, possiamo in effetti classificarle attraverso numerosi metodi di indagine che prendono in considerazione le loro caratteristiche istochimiche, biochimiche, morfologiche e fisiologiche, trovando così risultati che, come è logico aspettarsi, non sempre collimano tra loro.

Per la nostra trattazione è, però, utile ricordare solo il fatto che, fondamentalmente le fibre muscolari possiamo dividerle in due grandi categorie, cioè quella delle fibre a contrazione lenta (tipo I, slow twitch fibers, ST) caratterizzate da elevate capacità di resistenza, e le fibre a contrazione rapida (tipo II, fast twitch fibers, FT) che sviluppano tensione elevata.

La contrazione volontaria del muscolo inizia nell’area motoria del cervello, da dove l’impulso nervoso muove attraverso il midollo spinale. Da lì il muscolo che si deve contrarre ottiene l’impulso stimolante.


venerdì 7 gennaio 2011

New look!!!



Non si poteva iniziare l'anno senza una novità degna di questo nome, quindi, dopo quasi tre anni di astinenza i miei capelli hanno rivisto forbici e rasoio e, finalmente, hanno ricevuto una sapiente sfoltita dalle abili mani di Danilo e staff...
( http://www.paolihair.com/ )
Allora, Paride mi ha detto che sembro un modello e poi ha aggiunto che assomiglio a Vegeta (e qui devo dire che la massa muscolare, in effetti, c'è tutta), ma si sa che il papà rimane, comunque, quella figura "mitologica" per la quale qualsiasi figlio stravede, quindi possiamo dire che il suo commento è "di parte"; anche Marina mi è parsa soddisfatta, sicuramente, però, per tutti è stato un piccolo shock!
A parte gli scherzi, ne avevo decisamente bisogno.




Da domani scrivo articoli più seri...

sabato 1 gennaio 2011

Chi si allena il primo dell'anno...


... si allena tutto l'anno!!!!
E io ho dato!
Immancabilmente, nel pieno rispetto della tradizione, ho iniziato l'anno con una bella corsa. Mi auguro di continuare su questa strada!!