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domenica 9 gennaio 2011

Flessibilità e mobilità articolare - prima parte


Credo sia un argomento che, anche tra gli addetti ai lavori, crei spesso confusione e incomprensioni, alimentando miti e leggende spesso decisamente in conflitto con la fisiologia del corpo umano. Provo, con molta calma perchè l'argomento è lungo e voglio affrontarlo con accuratezza, a fare chiarezza...

Muscoli e articolazioni – cenni anatomici e fisiologici –


I movimenti del corpo umano sono prodotti dai muscoli (eviteremo in questa sede di trattare i muscoli lisci e quello cardiaco, studiando esclusivamente i muscoli striati). Visto in sezione, un muscolo appare formato da fasci sempre più piccoli di fibre muscolari, separate e avvolte da fasce fibrose sempre più fini chiamate aponeurosi; una spessa aponeurosi avvolge un muscolo o un gruppo di muscoli permettendo a loro di scivolare gli uni sugli altri.



In certi muscoli, l’aponeurosi si prolunga in un cordone fibroso attraverso cui il muscolo si attacca all’osso; è il tendine. Un muscolo si “aggancia” su, almeno, due ossa differenti (eccezioni: muscoli cutanei e sfinterici); queste zone di attacco si chiamano inserzioni.

La fibra muscolare è formata da cellule molto allungate: le miofibrille; ciascuna miofibrilla contiene, nella sua parte centrale, l’elemento contrattile propriamente detto, il sarcomero. Esso presenta un aspetto striato, con bande scure alternate a bande più chiare; ad un notevole ingrandimento la loro struttura appare formata da filamenti:

- le strie scure, da filamenti spessi, rigonfi centralmente (composti da miosina, una proteina),

- le strie chiare, da filamenti sottili, legati fra loro nella parte centrale (composti da actina, un’altra proteina).







A riposo, i filamenti di actina e miosina sono distaccati; durante la contrazione muscolare si uniscono esercitando una trazione reciproca, determinando un ispessimento del diametro e un accorciamento in lunghezza; quest’ultimo permette al muscolo di esercitare una trazione sulle ossa su cui è inserito.

Il muscolo scheletrico umano è composto da un’eterogenea tipologia di fibre muscolari che permettono, così, la sua ampia diversità di capacità funzionali.

Come già sottolineato le fibre muscolari sono composte da unità funzionali, denominate sarcomeri. All’interno di ogni sarcomero si trovano le proteine miofibrillari, actina e miosina, dalla cui interazione si genera il meccanismo della contrazione muscolare, che non tratteremo in questa sede.

In base alle tecniche di descrizione delle diverse fibre muscolari, possiamo in effetti classificarle attraverso numerosi metodi di indagine che prendono in considerazione le loro caratteristiche istochimiche, biochimiche, morfologiche e fisiologiche, trovando così risultati che, come è logico aspettarsi, non sempre collimano tra loro.

Per la nostra trattazione è, però, utile ricordare solo il fatto che, fondamentalmente le fibre muscolari possiamo dividerle in due grandi categorie, cioè quella delle fibre a contrazione lenta (tipo I, slow twitch fibers, ST) caratterizzate da elevate capacità di resistenza, e le fibre a contrazione rapida (tipo II, fast twitch fibers, FT) che sviluppano tensione elevata.

La contrazione volontaria del muscolo inizia nell’area motoria del cervello, da dove l’impulso nervoso muove attraverso il midollo spinale. Da lì il muscolo che si deve contrarre ottiene l’impulso stimolante.


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