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martedì 3 marzo 2015

Epistemologia del movimento



EPISTEMOLOGIA DEL MOVIMENTO



Diverte osservare come alcuni pensieri prendano forma nelle maniere più strane come, per esempio in questo caso, è sufficiente la lettura di un dibattito in rete per scatenare in me una reazione a cascata di concetti che, devo confessare, fatico ad elaborare e mettere per iscritto. Provo comunque, se non altro per dare un certo ordine e chiarezza a me stesso.

Preciso che non partecipavo alla, peraltro poco interessante, discussione, ma da annoiato ospite cercavo una sorta di passatempo. Si parlava di “Scienze Motorie”, non ricordo nemmeno il nome preciso della pagina, ma era senz’altro un qualcosa di pomposo e altisonante, così come l’argomento di discussione … il compenso del personal trainer, lo svilimento della professione, la professionalità, ecc … . Roba da addormentarsi in pochi istanti e così, infatti, è stato: 

… ricordo le mie dita cercare il cursore del mouse per far scorrere la pagina, ricordo uno sbadiglio profondo, ricordo alcune parole a caso – allenamento – rieducazione – funzionale – movimento – training – postura. Buio.

“ Michele (nome di fantasia) si presenta in palestra una mattina. E’ accompagnato dalla fidanzata. Sono innanzitutto gli occhi di lei a colpirmi, lo coccola e allo stesso tempo lo protegge con lo sguardo; rimango colpito da quegli occhi, sono gli occhi, forti e compassionevoli, sereni e sicuri di cui il mondo ha bisogno. Il corridoio di ingresso del mio centro è piuttosto lungo, complice una infelice progettazione architettonica della precedente gestione, saranno una decina di metri, una sorta di miglio verde che accompagna, in pochi secondi, gli utenti agli spogliatoi o al banco della reception. Un intricato gioco di specchi e vetrate mi permette di osservare, comodamente seduto al banco, chi si presenta alla porta e, quindi, farmi già un’idea, nel caso di un viso mai visto, delle sue intenzioni; chi si presenta già con la borsa e vuole iniziare subito, chi si guarda in giro titubante e probabilmente chiederà solo informazioni su costi ed orari, chi viene solo a vedere se può utilizzare per 5 minuti il parcheggio … Michele quella mattina ha impiegato più di un minuto a compiere i dieci metri dell’ingresso. Non per timidezza, non per titubanza, non per insicurezza. Un giorno, più di un anno fa, Michele si è “svegliato” emiparetico/emiplegico con segni spastici, non entro nello specifico della problematica e della persona. Michele, dato per “vegetale” da alcune figure sanitarie (figura a cui tanti mie colleghi professionisti delle scienze motorie tendono), ha voglia di mettersi in gioco. Non è facile. Per nulla. Ma giochiamo. Metto a disposizione tutto ciò che ho per fare in modo che Michele ottenga un beneficio dal movimento. Michele il “vegetale” si muove e, con i piedi per terra, non mettiamo limiti ai suoi obiettivi. Continua tutte le sue terapie, ma in più si muove.

La giornata scorre rapida. Persone di ogni tipo si susseguono a ritmo infernale nelle dodici ore di apertura della palestra. Atleti che ottimizzano la preparazione, ragazzoni in cerca di un rinforzo al proprio ego, ragazzine che inseguono un ideale inesistente, anziani per riacquistare una perduta vitalità, chi vuole solo stare in forma, l’infortunato per rimettersi in piedi, chi ha mal di schiena, chi vuole dimagrire, chi nella vita ha incontrato un nemico terribile, ma non si è rassegnato alla sconfitta, chi vuole socializzare, chi vuole mettersi alla prova, chi ha spirito di rivalsa, chi non può farne a meno, chi intanto si fa una foto e la diffonde sui social, chi viene per la camminata in natura e chi per la corsa, chi per stare con gli altri e chi per stare da solo, giovani, vecchi, timidi e spavaldi. Un microcosmo di anime che vanno accompagnate. Tutte”.

Un braccio intorpidito segnala al mio corpo che è inutile continuare a sbavare sulla tastiera ed è meglio svegliarsi. Mi stiracchio e ripenso al sogno, che poi sogno non è, ma semplicemente il racconto di una realtà quotidiana, fatta di confronto e crescita.

Confrontarsi per crescere. Studiare per confrontarsi e per crescere. Professionalmente e nella vita.

E qui sta la differenza. È questo il punto cruciale, ciò che distingue il professionista del movimento, colui che opera con metodo e conoscenze acquisite in anni di studio ed esperienza, dal resto, da chi fa il corsetto di due giorni, da chi si riempie la bocca con parole lette sulle riviste, da chi si improvvisa, da chi, seduto sulle proprie posizioni non accetta l’evolvere inarrestabile ed inevitabile delle cose. Abbiamo la consapevolezza di fare il lavoro più bello del mondo (o uno dei), insegnare alle persone a muoversi e a trarre piacere dal movimento. Queste sono le scienze motorie: consegnare ad ognuno il proprio movimento, in scienza, coscienza e conoscenza. I discorsi sul compenso del personal trainer, sinceramente, mi fanno ridere. Spesso, per quello che ricevo da chi seguo (vedi Michele, per esempio), dovrei essere io a pagare (ma questo magari non lo diciamo ;-) ), non perdiamo il senso di ciò che stiamo facendo come professionisti del movimento per inseguire sirene modaiole o facili guadagni.

Percorriamo la nostra strada. Felici di percorrerla.

DON JUAN: «Para mi solo recorrer los caminos que tienen corazon, cualquier camino que tenga corazon. Por ahi yo recorro, y la unica prueba que vale es atravesar todo su largo. Y por ahi yo recorro mirando, mirando, sin aliento.» TRADUZIONE: «Per me c'è solo il viaggio su strade che hanno un cuore, qualsiasi strada abbia un cuore. Là io viaggio, e l'unica sfida che valga è attraversarla in tutta la sua lunghezza. Là io viaggio guardando, guardando, senza fiato.» Carlos Castaneda.

Anche per me.

Fede