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Amici

mercoledì 19 dicembre 2012

Fine del mondo?





Due giorni alla supposta fine del mondo. Quindi è tempo di bilanci. Bilanci che andrebbero fatti comunque, visto che, Maya o no, il 2012, è arrivato al capolinea.

Immaginate un tuffo in mare. Forza, chiudete gli occhi e provate a vivere le sensazioni… il rumore dell’acqua che si infrange, gli schizzi che colpiscono il corpo che, affondando, si trova sempre più bagnato, quasi senza rendersene conto, l’acqua fredda, o calda che scivola sulla pelle durante l’emersione, un respiro… tutto in un’istante.

Questo è stato il mio 2012, un tuffo in mare, e scrivere queste mie impressioni con la musica che la radio sta passando adesso è quasi da brividi (http://www.youtube.com/watch?v=lhfzk9124fw ). Un tuffo in mare, dicevo, si perché la sensazione è quella di riemergere dopo un istante senza fiato, sento la pelle bagnata da emozioni, forti, fortissime, vissute in un istante durato 365 giorni.

Ho visto, tra ieri e oggi, due amici che non pensavo di incontrare, uno è un “lupo”, quindi anche senza “contatto fisico” (ci vediamo un paio di volte l’anno, non di più), siamo comunque sempre molto vicini, mi ha dato tanto, ha contribuito a plasmare la mia persona e personalità; l’altro erano addirittura anni che non avevo notizie, un’amicizia nata in palestra, senza chiedere e pretendere nulla. Sono venuti a cercarmi, a salutarmi, ci siamo abbracciati, non una di quelle strette fasulle, tanto per fare, un abbraccio vero, carico di affetto, che si dà solo a chi si vuole bene, occhi sinceri, trasparenti, nessuna maschera. Nessuna maschera. Amicizia vera. Questa cosa mi ha fatto pensare… forse il mondo finisce davvero, forse è giusto, quindi, che scriva “due righe” in merito…

Come faccio a raccontare tutto un anno? Beh, non si può, ed infatti non lo farò; ma voglio evidenziare come le emozioni si siano susseguite senza sosta, giorno dopo giorno, in una vita frenetica, che ha visto Stile Libero emergere come non mai, ha visto la nascita di ASD Run&Motion, la mia creatura, coltivata e curata con anni di passioni e sacrifici, di levatacce alle 5, di corse da solo, al freddo più gelido o al caldo più torrido, allevata con cuore colmo e condivisa con chi è stato (e continua ad essere) così sensibile da credere; credere in qualcosa di diverso, di profondo, di vero. I sorrisi e le facce stanche, ma soddisfatte, di chi ogni volta si mette o si è messo in gioco, e non parlo di competizioni, troppo facile, ma di chi sfida o ha sfidato se stesso, sempre come se fosse la prima. O l’ultima. Persone, si persone,  gambe, braccia, cuori, respiri, occhi… soprattutto occhi che ho incrociato in quest’anno, occhi che hanno lasciato una traccia in me, alcuni flebile, alcuni invisibile, alcuni indelebile e abbracci, molti falsi, come i sorrisi che li accompagnavano, altri timidi, altri veri, forti, indimenticabili; voci, parole menzognere, dette con arroganza e supponenza, da chi crede che l’apparire sia più importante dell’essere, parole sincere, dette con il cuore o con lo sguardo da esseri speciali che mi regalano e mi hanno regalato momenti di serenità e pace incancellabili, recepite, comprese e conservate nei miei recessi più intimi e segreti (e per questo più preziosi). L’Osteopatia, appena sfiorata in questi due mesi, ma interiorizzata come raramente mi era successo, resa mio stile di vita, dove l’uomo è l’uno ed il tutto, dove il nulla è l’origine della realtà, dove le dualità ed i conflitti diventano un’energia unica, di pace ed armonia. I sogni, miei, vividi e reali, che continuano come un faro a guidare il mio cammino; non sopravvivrei senza, sono ossigeno, sono fuoco, sono vento che mi spinge avanti, anche quando sembra che tutto vada indietro; chi mi ama, sempre e comunque; chi amo, sempre e comunque; chi ha creduto e continua a credere in me, chi lascia che io creda in lui. Un anno di energia che mi ha reso persona come non mai, ma che ha tirato fuori la mia parte animale più viva e più vera. Uomo e lupo.

Non ho fatto nomi, ma non ce n’ era bisogno. Voi sapete.

Ho una sensazione strana. Chissà, forse il mondo finirà davvero…

Federico Saccani

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