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mercoledì 5 dicembre 2012

Senza Limiti





Una delle particolarità che mi affascina della corsa è la possibilità di parlare con se stessi mentre si pratica. Ci si ascolta, si discute con il proprio interiore, ci si arrabbia, si gioisce, si vive con la propria personalità. Tutto questo, nel mio caso, accade con quella che definisco una “regressione esplorativa”, cioè parto ad attraversare le mie sensazioni più immediate, cosa ho fatto, pensato, provato durante la notte, la sera prima, il pomeriggio… e così via, arrivando, a seconda di quanto è lungo l’allenamento (a questo punto quasi più mentale che fisico), anche indietro di parecchi giorni. Ovviamente è possibile fare questo anche senza corsa, ma trovo che durante la pratica ci sia un’amplificazione sensoriale che mi permette di vedere cose che altrimenti non credo sarei in grado di cogliere.
Questa mattina ero particolarmente ispirato, vuoi per il freddo, vuoi per la bella giornata, vuoi per il mio stato d’animo, per la mia sensibilità, vuoi per la mia personalità, che sta lentamente mutando grazie al “terzo occhio” che lo studio dell’Osteopatia mi sta aprendo, ma il dialogo interiore, la regressione esplorativa, mi ha lasciato particolarmente sorpreso, ma anche contento, per la forza con la quale si è dimostrata.
Il viaggio è stato follemente entusiasmante, quasi in trance, ho rivisto i miei sogni, ho sentito il mio cuore battere, ma non il tamburo della corsa, bensì il ritmo lento e rassicurante della notte, tutti i pensieri che hanno accompagnato la serata di ieri, la lezione di spinning delle 20, la giornata in palestra, la mattinata… ogni situazione veniva valutata da altre angolazioni, ogni emozione provata veniva amplificata e rivissuta con un’intensità sconvolgente, ho i brividi ancora adesso al pensiero. Ho trovato soluzioni a domande che solo qualche ora fa sembravano labirinti inestricabili, ed alla stessa maniera ho trovato domande che mai avrei pensato di potermi porre; ho visto volti piangere, ridere ed ancora piangere, volti ammirati e volti colmi di disprezzo, spiriti candidi pieni di vita e anime nere rose dall’invidia, ho abbracciato tutto questo e ne ho fatto tesoro, ho ricevuto amore e ho amato, ho ricevuto forza e ne ho donato, ho cavalcato selvaggio su praterie incontaminate e trovato me stesso seduto ad aspettarmi su di una roccia rotonda, sono stato lupo, sono stato uomo, sono stato ape, sono stato fiore, ho imparato a volare, riuscendo a stento a camminare, ho aperto la mia coscienza e ho urlato a squarciagola, guardando… guardando senza fiato…
Federico Saccani

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