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Amici

mercoledì 2 luglio 2014

Un amico



Dieci anni fa, 1° luglio 2004, conobbi un personaggio particolare.
Le nostre vite si intrecciarono, dapprima timidamente, poi in maniera sempre più fitta, grazie anche al prolungato contatto quotidiano scandito da ritmi lavorativi frenetici, ma che lasciavano ampio spazio al confronto, alla discussione, alla collaborazione, all’amicizia.
Questa storia parla di amicizia.
“Se cerchi M. è andato a fare un lavoro”, queste le sue prime parole. “Veramente cercavo te, sono il tuo nuovo - socio - “ . Queste le mie di rimando. Un sorriso. Una stretta di mano. Tutto cominciò così. Entrambi, a modo nostro, timidi e riservati, riuscimmo in poco tempo ad aprirci in maniera profonda, a trovare passioni e idee comuni, lo sport, la natura, il rispetto per gli altri, lo stesso modo di intendere il lavoro e di cercare di svolgerlo sempre al meglio, tanto da trarne piacere. Sassolino dopo sassolino, si costruiva un qualcosa di solido, che tutt’ora è vivo e vitale (nel senso che irradia vita).
Con Giorgio, chiameremo così questa persona, ci si sente poco (non è amante dei mezzi di comunicazione, non credo neppure sappia cosa sia un social network, ogni tanto azzarda a scrivermi un sms, credo lo faccia solamente per amicizia e che per lui sia una vera tortura … ) e ci si vede
ancora meno, ma l’amicizia non risente minimamente di ciò, a dimostrare che i rapporti costruiti “sul campo”, reali, fatti d’intese, di strette di mano, di pacche sulle spalle, di abbracci sinceri non temono il confronto con la odierna cavalcata tecnologica, anzi, la annichiliscono con sorrisi Veri, tra uomini Veri.
Ieri è passato a salutarmi. Con un “Cadeau”, rigorosamente alla francese, infatti ne arrivava dal suo ultimo viaggio in Francia, affrontata nella sua parte più primitiva, come al solito, con l’inseparabile bicicletta, compagna di mille avventure.
Abbiamo chiacchierato un po’, poi l’atmosfera è cambiata, Giorgio ha cominciato a raccontare le sue avventure ed è stato come essere catapultati davanti ad un focolare, in una buia serata invernale dove, mentre le fiamme compiono la loro ipnotica danza, le parole rapiscono i pensieri dei bambini, facendoli vivere storie senza tempo. I suoi racconti sono così, senza tempo, da ascoltare per ore, a bocca aperta dallo stupore, rapiti da tanta “genuina genuinità”, da passi di vita vera, da vicende incredibili che vorresti aver vissuto, da momenti di esistenza non raccontabili da YouTube, assolutamente non mediatici, ma che ti colpiscono come un pugno allo stomaco per il loro essere veramente “estremi” in un mondo dove tutto prova ad esserlo. Crudi e autentici. Come Giorgio.
Ieri, in quei venti minuti mi è piovuta addosso una rinfrescante dose di vita. Ne avevo bisogno. Una flebo rinvigorente.
Grazie amico mio.

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