In una calda notte di luglio di tanto tempo fa un lupo, seduto
sulla cima di un monte, ululava a più non posso.
In cielo splendeva una sottile falce di luna che ogni tanto
giocava a nascondersi dietro soffici trine di nuvole, o danzava tra esse,
armoniosa e lieve.
Gli ululati del lupo erano lunghi, ripetuti, disperati. In breve
arrivarono fino all’argentea regina della notte che, alquanto infastidita
da tutto quel baccano, gli chiese:
- Cos’hai da urlare tanto? Perché non la smetti almeno per un
po’?-
- Ho perso uno dei miei figli, il lupacchiotto più piccolo della
mia cucciolata. Sono disperato… aiutami! - rispose il lupo.
La luna, allora, cominciò lentamente a gonfiarsi. E si gonfio, si
gonfiò, si gonfiò, fino a diventare una grossa, luminosissima palla.
- Guarda se riesci ora a ritrovare il tuo lupacchiotto - disse,
dolcemente partecipe, al lupo in pena.
Il piccolo fu trovato, tremante di freddo e di paura, sull’orlo di
un precipizio. Con un gran balzo il padre afferrò il figlio, lo strinse
forte forte a sé e, felice ed emozionato, ma non senza aver mille e mille
volte ringraziato la luna. Poi sparì tra il folto della vegetazione.
Per premiare la bontà della luna, le fate dei boschi le fecero un
bellissimo regalo: ogni trenta giorni può ridiventare tonda, grossa,
luminosa, e i cuccioli del mondo intero, alzando nella notte gli occhi al
cielo, possono ammirarla in tutto il suo splendore.
I lupi lo sanno… E ululano festosi alla luna piena.
Stupenda storia
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