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lunedì 10 dicembre 2012

Il posto senza nome...





… buio. Una marea di odori invade il mio sistema sensoriale, nessuno di questi è piacevole. Mi accorgo, quasi stupito, di riuscire a muovermi, piacevole scoperta, peccato che non abbia la più pallida idea di dove mi trovi e di dove possa andare. Ma il mio corpo implora movimento ed un segnale non ben definito, ma con caratteristiche di urgenza, mi comanda di sbrigarmi. Non faccio in tempo nemmeno ad alzarmi che un’onda mi travolge, cerco di respirare, ma vengo tirato sempre più giù da una forza invisibile, combatto, mi agito, lotto, i polmoni bruciano di un fuoco gelido come il liquido che mi avvolge, un urlo devastante, primordiale scaturisce dalla mia bocca, ma forse lo sento solo io, emergo con violenza e mi nutro spasmodico della stessa aria malsana che qualche attimo prima rifiutavo di respirare.
Cammino su di una passerella… come ci sono arrivato? Sono bagnato fradicio, ma non ricordo di essere uscito dall’acqua, il vecchio col bastone mi guarda e sorride. Dove l’ho già visto? Saluto, ma dalla bocca non esce suono, una luce violenta, ma dolcissima allo stesso tempo, mi avvolge in un attimo, mi abbraccia,  mi asciuga e per qualche istante mi sento in pace. Occhi. Occhi che mi guardano, occhi che mi leggono dentro, occhi che sanno tutto di me, davanti ai quali sono nudo ed impotente. Occhi. Occhi.
L’erba soffice sotto i miei piedi scalzi mi accarezza con un massaggio morbido, non mi chiedo nemmeno più  da dove sia spuntata, ma  ormai non mi stupisco più di nulla, il cielo è sereno, sto bene. Il vecchio col bastone passeggia lento a poche decine di metri da me, corro per raggiungerlo, ma nonostante i miei sforzi il distacco non diminuisce. Accelero, ma niente da fare. Provo a chiamarlo. Inutilmente. Sono sicuro che lui sappia dove mi trovo. Lui ha le risposte.
Mi siedo su una roccia. Aspetto. Respiro profondamente e mi armo di pazienza.
Un movimento leggero, ma allo stesso tempo penetrante, mi fa sobbalzare. E’ li. Il vecchio col bastone è seduto vicino a me. La barba bianca gli incornicia il volto, lo sguardo è vigile, ma allo stesso tempo mi infonde calma e sicurezza. Non saprei dargli un’età.
Non ho tempo di fare domande. Il suo parlare incalza, la sua voce, quasi musicale mi ipnotizza, mi racconta di me, della mia vita; sa tutto. Mi dice che è il guardiano del posto in cui mi trovo, che non deve temere, che un giorno capirò. Mi dona una pietra, bianca e liscia come non ne ho mai viste, mi dice di conservarla.  Occhi. Ancora. Occhi che mi guardano. Occhi nei quali mi perdo. Occhi.
Chiedo al vecchio col bastone il nome del posto dove mi trovo. Non so il perché, ma lo voglio sapere. La sua mano nodosa si appoggia sulla fronte, il vento… o un sussurro leggero, mi fa chiudere gli occhi. Sento la sua voce, sento il nome…
“Fede!!! Fedeeeee!!! Quante serie devo fare di addominali?” “Oh, ma che fai dormi?” Di colpo alzo la testa. Fatico a capire dove mi trovo… “No, no, ero sovrappensiero, fai tre serie, come al solito”. Sorrido e mi alzo dalla scrivania. Un sogno. Era solo un sogno.
Mentre mi dirigo in sala pesi, un peso mi infastidisce. Cos’ho in tasca? Quasi timoroso infilo la mano e tiro fuori una pietra, bianca e liscia, come non ne esistono…
Federico Saccani

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