… buio. Una marea di odori invade il mio sistema sensoriale,
nessuno di questi è piacevole. Mi accorgo, quasi stupito, di riuscire a
muovermi, piacevole scoperta, peccato che non abbia la più pallida idea di dove
mi trovi e di dove possa andare. Ma il mio corpo implora movimento ed un
segnale non ben definito, ma con caratteristiche di urgenza, mi comanda di
sbrigarmi. Non faccio in tempo nemmeno ad alzarmi che un’onda mi travolge,
cerco di respirare, ma vengo tirato sempre più giù da una forza invisibile,
combatto, mi agito, lotto, i polmoni bruciano di un fuoco gelido come il
liquido che mi avvolge, un urlo devastante, primordiale scaturisce dalla mia bocca,
ma forse lo sento solo io, emergo con violenza e mi nutro spasmodico della
stessa aria malsana che qualche attimo prima rifiutavo di respirare.
Cammino su di una passerella… come ci sono arrivato? Sono
bagnato fradicio, ma non ricordo di essere uscito dall’acqua, il vecchio col
bastone mi guarda e sorride. Dove l’ho già visto? Saluto, ma dalla bocca non
esce suono, una luce violenta, ma dolcissima allo stesso tempo, mi avvolge in
un attimo, mi abbraccia, mi asciuga e
per qualche istante mi sento in pace. Occhi. Occhi che mi guardano, occhi che
mi leggono dentro, occhi che sanno tutto di me, davanti ai quali sono nudo ed
impotente. Occhi. Occhi.
L’erba soffice sotto i miei piedi scalzi mi accarezza con un
massaggio morbido, non mi chiedo nemmeno più
da dove sia spuntata, ma ormai
non mi stupisco più di nulla, il cielo è sereno, sto bene. Il vecchio col bastone
passeggia lento a poche decine di metri da me, corro per raggiungerlo, ma
nonostante i miei sforzi il distacco non diminuisce. Accelero, ma niente da
fare. Provo a chiamarlo. Inutilmente. Sono sicuro che lui sappia dove mi trovo.
Lui ha le risposte.
Mi siedo su una roccia. Aspetto. Respiro profondamente e mi
armo di pazienza.
Un movimento leggero, ma allo stesso tempo penetrante, mi fa
sobbalzare. E’ li. Il vecchio col bastone è seduto vicino a me. La barba bianca
gli incornicia il volto, lo sguardo è vigile, ma allo stesso tempo mi infonde
calma e sicurezza. Non saprei dargli un’età.
Non ho tempo di fare domande. Il suo parlare incalza, la sua
voce, quasi musicale mi ipnotizza, mi racconta di me, della mia vita; sa tutto.
Mi dice che è il guardiano del posto in cui mi trovo, che non deve temere, che
un giorno capirò. Mi dona una pietra, bianca e liscia come non ne ho mai viste,
mi dice di conservarla. Occhi. Ancora.
Occhi che mi guardano. Occhi nei quali mi perdo. Occhi.
Chiedo al vecchio col bastone il nome del posto dove mi
trovo. Non so il perché, ma lo voglio sapere. La sua mano nodosa si appoggia
sulla fronte, il vento… o un sussurro leggero, mi fa chiudere gli occhi. Sento
la sua voce, sento il nome…
“Fede!!! Fedeeeee!!! Quante serie devo fare di addominali?” “Oh,
ma che fai dormi?” Di colpo alzo la testa. Fatico a capire dove mi trovo… “No, no,
ero sovrappensiero, fai tre serie, come al solito”. Sorrido e mi alzo dalla
scrivania. Un sogno. Era solo un sogno.
Mentre mi dirigo in sala pesi, un peso mi infastidisce. Cos’ho
in tasca? Quasi timoroso infilo la mano e tiro fuori una pietra, bianca e
liscia, come non ne esistono…
Federico Saccani
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