Una delle particolarità che mi affascina della corsa è la
possibilità di parlare con se stessi mentre si pratica. Ci si ascolta, si
discute con il proprio interiore, ci si arrabbia, si gioisce, si vive con la
propria personalità. Tutto questo, nel mio caso, accade con quella che
definisco una “regressione esplorativa”, cioè parto ad attraversare le mie
sensazioni più immediate, cosa ho fatto, pensato, provato durante la notte, la
sera prima, il pomeriggio… e così via, arrivando, a seconda di quanto è lungo l’allenamento
(a questo punto quasi più mentale che fisico), anche indietro di parecchi
giorni. Ovviamente è possibile fare questo anche senza corsa, ma trovo che
durante la pratica ci sia un’amplificazione sensoriale che mi permette di
vedere cose che altrimenti non credo sarei in grado di cogliere.
Questa mattina ero particolarmente ispirato, vuoi per il
freddo, vuoi per la bella giornata, vuoi per il mio stato d’animo, per la mia
sensibilità, vuoi per la mia personalità, che sta lentamente mutando grazie al “terzo
occhio” che lo studio dell’Osteopatia mi sta aprendo, ma il dialogo interiore,
la regressione esplorativa, mi ha lasciato particolarmente sorpreso, ma anche
contento, per la forza con la quale si è dimostrata.
Il viaggio è stato follemente entusiasmante, quasi in
trance, ho rivisto i miei sogni, ho sentito il mio cuore battere, ma non il
tamburo della corsa, bensì il ritmo lento e rassicurante della notte, tutti i
pensieri che hanno accompagnato la serata di ieri, la lezione di spinning delle
20, la giornata in palestra, la mattinata… ogni situazione veniva valutata da
altre angolazioni, ogni emozione provata veniva amplificata e rivissuta con un’intensità
sconvolgente, ho i brividi ancora adesso al pensiero. Ho trovato soluzioni a
domande che solo qualche ora fa sembravano labirinti inestricabili, ed alla stessa
maniera ho trovato domande che mai avrei pensato di potermi porre; ho visto
volti piangere, ridere ed ancora piangere, volti ammirati e volti colmi di
disprezzo, spiriti candidi pieni di vita e anime nere rose dall’invidia, ho
abbracciato tutto questo e ne ho fatto tesoro, ho ricevuto amore e ho amato, ho
ricevuto forza e ne ho donato, ho cavalcato selvaggio su praterie incontaminate
e trovato me stesso seduto ad aspettarmi su di una roccia rotonda, sono stato
lupo, sono stato uomo, sono stato ape, sono stato fiore, ho imparato a volare,
riuscendo a stento a camminare, ho aperto la mia coscienza e ho urlato a
squarciagola, guardando… guardando senza fiato…
Federico Saccani
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