Hanno sempre avuto su di me un fascino irresistibile i messaggi
nelle bottiglie di vetro. Affidare al destino, alla sorte o comunque ad un
qualcosa di imponderabile una parte di noi ha un che di magico, di misterioso,
di profondo.
L’era che stiamo attraversando è dominata, invece, dall’
istantaneità comunicativa: il messaggio inviato, dal pc o dal telefono ha la
prerogativa di essere immediato; scrivo e invio. Consegnato. Letto.
Sicuramente comodo ed efficiente, indispensabile in alcuni
casi.
Oggi ho provato qualcosa di diverso.
Un passo indietro, un respiro profondo, gli occhi chiusi. Il
tempo di un pensiero, di un battito d’ali di una farfalla, un refolo di vento,
una parola sussurrata, le braccia distese al cielo, il messaggio consegnato ad
un petalo di fiore, lanciato nel vuoto.
Un po’ come la bottiglia buttata in mare, ho lasciato alla
magia del fato l’incarico di superare i confini di spazio e tempo e, sono
sicuro, farà in modo che la missiva arrivi a destinazione. E sarà la persona
giusta a riceverla.
Federico Saccani
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