Ok, l’intenzione è quella di raccontare la Corsa Podistica
di Bardino Vecchio, svoltasi ieri, ma sicuramente divagherò, lasciandomi
trasportare da una sorta di euforia divulgatrice e, lasciatemelo fare, dall’intenzione
di togliere qualche piccolo, ma fastidioso sassolino, dalle scarpe,
rigorosamente leggere e colorate…
Andiamo con ordine.
Spiaggia, nessuna intenzione di andare a correre. Una bella
nuotata, relax. Poi scatta qualcosa, una decisione improvvisa, Marina e Paride
sono d’accordo, allora andiamo, Bardino Vecchio e la sua mitica corsa, una
tradizione, una prova alla quale non ho mai partecipato, dunque perché no?
Caldo impressionante, ma Gianni e Manu mi avevano avvertito,
nemmeno uno spicchio di ombra, però atmosfera festaiola, da sagra, quindi tutto
bene, un bel riscaldamento, qualche parola con i tanti amici presenti, pettorale
numero 7, e pronti al via…
Parto forte (forse troppo?) con i primi, l’asfalto corre
facile sotto la falcata sciolta, respiro tranquillo, mi sembra tutto fin troppo
facile, infatti, eccola lì, una curva a gomito e una rampa in salita micidiale,
wow, da una parte rimango stupito, dall’altra contento, perché si fa subito
gara selettiva, un circuito da 1,5 km, da ripetere 4 volte, con una rampa così
può fare danni devastanti. Chiaramente non avevo provato il percorso (l’unico a
non averlo provato, direi), quindi il primo giro lo prendo come ricognizione,
soffro un pochino nel secondo e nel terzo, mentre il quarto ed ultimo è il mio
migliore, chiudo in quinta posizione assoluta, a pochissima distanza dal podio,
con la consapevolezza che se la gara fosse stata più lunga, avrei potuto fare
molto meglio, ho corso in crescita e questo è un ottimo auspicio.
A novembre compio 40 anni, non ho mai avuto un gran motore,
una gran potenza aerobica, quindi queste competizioni pronti-via a manetta,
comincio a soffrirle un po’ troppo, mi piacciono senz’altro, ma il futuro lo
vedo più orientato verso la distanza lunga (molto più lunga), cercando di
mantenere per quanto possibile una velocità di base discreta come quella
attuale, ma spostando lo sforzo più sulla capacità aerobica, quindi sulla
tenuta di un ritmo medio alto prolungato nel tempo. Ho qualche progetto
interessante, qualche sogno nel cassetto ambizioso (guai a non averne), il
trail running (l’ultra trail…) mi chiama a gran voce, per ora faccio orecchie
da mercante, però è fuori di dubbio che ne sono attratto fortemente. Vedremo
che succede, credo che dopo tanti anni di corsa, possa prendermi con serenità
un periodo di riflessione e decidere con calma come organizzare il mio futuro
podistico.
Tanti anni di corsa, dicevo. Sempre vissuti sulla pelle, con
i muscoli, con il cuore (tanto cuore), sempre vissuti dall’interno, in prima
linea, sperimentando, prima di tutto su me stesso, poi anche su chi mi ha dato
fiducia, un modo, un “metodo” su come vivere la corsa, su come sentirla,
ascoltarla, respirarla, farla propria. Credo che con il mio passato sportivo,
con l’esperienza accumulata in tanti anni di allenamenti, competizioni, studio
(e ancora studio, e poi ancora studio…), possa essere quantomeno accreditato a
parlare di corsa. Non dico di essere l’unico che può farlo, o il migliore, ma
rivendico, a forza, il diritto di poterlo fare. Con cognizione di causa,
difendendo quello in cui credo con argomenti seri, scientifici, sapendo di cosa
parlo, con professionalità, senza presunzione.
Mi viene da sorridere perché nell’ultimo anno (praticamente
da quando abbiamo costituito Run&Motion), c’è stata l’esplosione di una
marea di “guru” del running; da non credere, anche quelli che fino a pochi anni
prima sconsigliavano a gran voce la pratica della corsa, preferendo la senz’altro
“più salutare” ginnastica aerobica o in tempi più recenti, zumba, adesso si
vedono in giro, con improbabili tutine e ancor più improbabili falcate a
dispensare perle di tecnica podistica da brividi, oppure, forse ancora
peggiori, ci sono quelli che definisco “fenomeni”, si perché cavolo, corrono da
un paio di mesi, corrono piano (perché forte ci si fa male, non perché non
riescono…), corrono male, però regalano pillole di saggezza, consigli che
spaziano dall’alimentazione pre-gara (ma non hanno mai fatto gare), all’integrazione,
alla metodologia di allenamento!!!! Mamma mia, fenomeni in tutto e per tutto,
in due mesi di corsa, sfogliando un paio di riviste, hanno già il controllo
assoluto sulle infinite variabili del mondo del movimento umano… sono allibito.
E’ come su uno comprasse i kettlebell di decathlon (quelli da 2 kg), e volesse
insegnare a Chris come fare gli esercizi; ci può stare tutto, d’accordo, però, ragazzi,
voliamo rasoterra, cerchiamo di fare quello che sappiamo nel migliore dei modi,
con umiltà, a testa bassa, con la consapevolezza di poterla alzare e guardare in
faccia chiunque, senza timori.
Detto questo, Run&Motion c’è, chi vuole seguire il mio,
il nostro sentiero sa come fare e lo sta facendo. E’ sicuramente una strada un
po’ tortuosa, la strada della fatica, del sacrificio, delle piccole
soddisfazioni (che diventano grandi), la strada del lavoro condiviso, con un
sorriso, con una pacca sulla spalla, senza apparire, ma cercando di essere, di
essere il più possibile noi stessi, distinguendoci da quello che ci circonda perché
noi, semplicemente crediamo…
Simply Believe
Federico Saccani
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