Sto correndo. Veloce. Non so quanto manca alla fine, ma è
poco. Si parla di centinaia di metri. Ho combattuto, stretto i denti,
archiviato dolori e messo tutto me stesso durante questi quindici massacranti
chilometri. Adesso si parla di centinaia di metri. E’ casa mia, Finalborgo, la Strada Beretta, una ripidissima
discesa che mi porterà nel centro del paese, dove presumo ci sarà il traguardo.
Sto correndo e il pensiero per un istante si proietta indietro nel tempo,
quando questa stessa discesa la affrontavo a rotta di collo con la bici. Anche
adesso vado veloce, ma non come allora, ma gli occhi vedono le stesse immagini,
gli stessi volti. Sento urlare il mio nome, non perdo di concentrazione, ma mi
risveglio da quell’istante onirico. Entro nel tratto finale, c’è chi mi vuole
bene e accenno un saluto. Un saluto tirato perché sono stanco. La fine.
Respiro, strette di mano per un nono posto sudato, meritato, voluto.
Archiviamo anche questo “Crazy Namaste Trail”, ennesima
competizione di un anno stranamente stracolmo di gare, ennesimo ricettacolo di
emozioni, vissute con la massima intensità, con una “neotenica” passione, di
cui vado fiero.
Sarei tentato di mettere il punto conclusivo alla stagione
agonistica, ricchissima di soddisfazioni e di premi, che di per sé non sono
importanti come tali, ma come riconoscimento per l’impegno, la determinazione e
il coraggio nell’affrontare, sempre a viso aperto, tutte queste sfide, ma
soprattutto per mettere sempre il massimo in ciò che faccio, correndo, vivendo;
sono praticamente riuscito a piazzarmi nei primi dieci in ogni gara che ho
portato a termine, nonostante dal punto di vista fisico le tribolazioni siano
state molte, i dolori frequenti e lo stato di forma spesso carente, soprattutto
dal punto di vista organico complice l’allenamento non sempre costante come
avrei voluto. Questa piccola “autocelebrazione” non tanto per mettermi in
mostra, ma per sottolineare con forza ciò che nel mio lavoro cerco di
trasmettere, cioè che spesso l’impegno e la dedizione possono sopperire a
carenze anche importanti. Ma chiudo qui la parentesi.
La novità importante, però, di quest’anno podistico è stato
l’avvicinarsi al modo trail, con due manifestazioni, una quella di La Spezia con “Il Golfo dei
Poeti”, e una quella di ieri. Tante differenze tra le due gare, sia dal punto
di vista “fisico”, quindi durezza del percorso, altimetria, durata, che dal
punto di vista emozionale, ma alcuni punti precisi in comune: la mia assoluta
incapacità di correre in discesa fuoristrada (paura, mancanza di tecnica
specifica…) e la mia, invece, decisa prontezza nel tenere il passo, spesso
anche migliore, dei più forti in salita. Cosa ne ricavo da ciò? Dal punto di
vista strettamente “corsa” se voglio dedicarmi anche a questa particolare
disciplina devo mettermi in testa di correre fuoristrada (l’ho fatto solo 3
volte in vita mia) e allenarmi in discesa; da un punto di vista più personale,
più mio, invece, ho paura che questo tipo di correre, mi porti troppo vicino
alla soglia dell’infortunio. E questo mi preoccupa un po’.
Ma veniamo a ieri. Bella l’atmosfera del Borgo e di “Finale
For Nepal”, giornata nuvolosa, umida e piuttosto calda, corsa dura, alcuni
fenomeni in gara, alcuni amici (sono rimasto sorpreso dalla presenza di Renzo,
ma mi ha fatto tanto piacere vederlo), tanta voglia di sport sano.
Ho fatto il mio. Sentivo prima del via alcune persone
guardare la lista dei partenti e dire che sarebbe stata dura per chiunque
entrare nei primi dieci. E così è stato. Un percorso nervoso, salite a tratti
impraticabili alternate a discese altrettanto ostiche. Forse il trail è questo.
Non posso dire che non mi piaccia, ma senz’altro deve ancora darmi qualcosa per
conquistarmi definitivamente.
Dicevo che potrei mettere il punto alla stagione. In effetti
dovrei, anche se la mezza maratona RunRivieraRun del 28/10, mi chiama. Sento
che ci sono persone che hanno bisogno della mia presenza; non per presunzione,
magari non è neppure così, ma ho come un presagio che dovrei esserci. E forse
ci sarò soprattutto se recupero dai tanti acciacchi che il trail di ieri ha
esasperato.
Sta arrivando un momento per me importante, non si tratta di
corsa, anche se lo spirito sarà quello. Sono pronto.
Federico Saccani
è stata senza dubbio una bellissima corsa, sarà perchè sono i nostri luoghi, il richiamo di memorie base, in questa gara non ho mai avuto il pensiero 'maledetta corsa questa è l'ultima volta'...da oggi qualcosa si è trasformato, per sempre, almeno quel per sempre mio, quello che non ha punti di ritorno, recessioni o limitazioni...
RispondiEliminaRenzo legge piacevolmente sorpreso e un tantino...commosso. Come sempre, rimango colpita dalla vostra reciproca "silenziosa" intesa, stima e amicizia.
RispondiEliminaVero. Proprio così. Silenziosa e profonda
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