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Amici

domenica 8 settembre 2013

Freccia



Plic Plic Plic
Il sottofondo è una nenia allucinogena ed ipnotica. Il rimbalzare delle gocce sulla superficie umida della roccia e nelle piccole pozze che costellano il cammino è un ritmo dalla mesmeristica suggestione, i passi vengono scanditi, quasi ad indicare una via che, nel buio nel quale mi ritrovo, non riesco a seguire.
Plic Plic Plic
Un labirinto intricato di tunnel e passaggi tutti uguali, pericolosamente uguali è il posto dove mi trovo, il Posto Senza Nome. Non ricordo precisamente come ho fatto ad arrivare fin qui, sembrano passate ore, forse giornate intere. Non ho fame, non ho sete, non ho paura; nonostante l’atmosfera sia inquietante, gelidamente opprimente, sento una nota di calore, quasi un abbraccio, frettoloso ma carico d’amore, stringermi con forza, un istante di pace, un istante che libera del continuo picchiettare dell’acqua.
Plic Plic Plic
Un passo, un altro, mi costringo ad avanzare a tastoni, con le mani che scivolano disperate sulla superficie umida della roccia che mi circonda. L’attesa è interminabile, la massa nera che mi circonda non accenna a perdere il suo notturno spessore, il respiro e il battito del cuore sembrano i miei soli compagni di viaggio…
“Chi Sei, Chi Sei Chi Sei” striscianti bisbigli penetrano nella mia mente “Chi Seeeeiiii, Chi Seeeeiiii, Vai Viaa” sussurri da accapponare la pelle, mani invisibili mi toccano da tutte le direzioni, voci impalpabili mi parlano da mille luoghi, in mille lingue diverse. Mi costringo ad avanzare, consapevole di aver trovato ciò che cercavo.
“Chi Sei, Sei Tu, Chi Sei, Sei Tu” ancora bisbigli, ancora e ancora “Ti abbiamo detto di non tornareeee”, bisbigli, bisbigli, bisbigli…
I Demoni sussurranti fanno il loro lavoro, ma non possono più impedirmi di entrare nel Posto Senza Nome. E’ casa mia. Sono io. Avanzo incurante, le mani sfiorano, le voci sussurrano. Continuo ad avanzare.
Sorrido della mia forza, è quasi più manifesta che reale, ma sembra sortire l’effetto sperato. Lentamente i bisbigli e le mani si allontanano, poco per volta il paesaggio cambia il suo aspetto e, senza quasi accorgermene, mi ritrovo in un giardino meraviglioso, un tripudio di colori e profumi, l’erba soffice accompagna i miei passi, fino a lui; il vecchio col bastone mi guarda, non sembra particolarmente sorpreso di vedermi, sono a casa adesso, il suo volto mi accoglie come il più caloroso dei benvenuto, i suoi occhi si fondono con i miei per un istante, la sua mano nodosa indica il bimbo con gli occhi grandi che gioca spensierato… “Ora è felice anche lui, vedi?” la sua voce mi esplode in testa, ma ormai sono abituato. Annuisco. “Cammina con me”. E’ una richiesta alla quale non riesco nemmeno a pensare di oppormi, è come se venisse da dentro di me. Forse è così. L’erba lascia lo spazio ad un sentierino di pietre bianche, bianche come non ne esistono. Ne raccolgo una, senza un motivo particolare, la tengo forte in mano, la stringo per un attimo “Puoi tenerla”, la voce del vecchio questa volta mi sorprende, sorrido e metto la pietra in tasca.
“Ricordi lo Stagno di Specchio?” “Guarda”. Davanti ai miei occhi una distesa argentea ed immobile si perde all’orizzonte. Mi avvicino, quasi in imbarazzo. Il mio volto si specchia sulla superficie del lago, per scomparire in un attimo. Due occhi, neri come un raggio di notte, mi fissano. Mi leggono dentro. Posano un bacio leggero, sulla mia anima, un bacio veloce e profondo. Un bacio infinito.
Una falce di luna sorride dal cielo.
La radio decide di interrompere il mio sonno (http://www.youtube.com/watch?v=gSbQo525i3Q), una carezza mi sveglia, gentile.
Che bellissimo sogno.
Sul comodino una pietra bianca attira il mio sguardo. Bianca come non ne esistono. La sua forma è a freccia. Essa indica la strada da seguire. La strada meno battuta…
Federico Saccani

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