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Amici

domenica 16 giugno 2013

Luce





Non riesco a crederci.
Sono passati giorni dall’ultima trasformazione. Eppure…
Non era mai successo. Almeno non era mai successo in maniera così forte, profonda, penetrante. Ricordo tutto, ogni minimo particolare, tutto. E quella luce. Quella luce…
Stavo correndo, libero, selvaggiamente libero; la falce di luna nel cielo sereno era stata più che sufficiente a scatenare la mia anima animale, nessuna paura, nessun pensiero, o forse uno solo? Non saprei dire. Si un pensiero c’era. Sempre lo stesso. Le immagini del bosco si susseguivano nitide, gli odori permeavano il mio cervello, primitivo, ma terribilmente efficiente, l’istinto mi guidava come il più moderno dei navigatori, ma non avevo meta, o almeno così credevo.
Un salto, una corsa, un salto, ancora uno, mi fermo, urlo al cielo tutto me stesso, in un ululato che è cuore, che è coraggio, che è amore. Riprendo la corsa, sempre più veloce, sempre più libero, ribelle.
Improvvisamente qualcosa scuote i miei sensi, una risata? Una voce? Un sorriso? Occhi che mi leggono dentro? Non saprei dire; non riesco a mettere a fuoco, immagini indistinte occupano il mio campo visivo, non mi rendo nemmeno conto di aver alzato il pelo sul dorso, mentre un verso gutturale esce violento dalla mia bocca. Non riesco a muovermi; paura? Forse, ma anche attrazione per quella danza di forme che non riesco a distinguere. Sono bagliori, dapprima tenui, poi sempre più intensi, non sembrano pericolosi, anzi, sento quasi immediatamente le mie difese rilassarsi, l’istinto mi dice di seguirli, la mia poca razionalità mi dice di fuggire. Chiudo gli occhi e provo a concentrarmi, provo a sentire, lascio che sia la mia interiorità a guidarmi.
Bastano pochi momenti e, quasi senza rendermene conto, mi trovo ad avanzare verso questi bagliori indefiniti.
Non c’è un inizio vero e proprio. Tutto succede in un istante. O almeno così mi sembra. Un rumore assordante di mille urla penetra nelle mie orecchie, ma non fa male, sento parole dolci che si susseguono, una dopo l’altra, sento mani che mi sfiorano, sento mani che si stringono, carezze, respiri e occhi che guardano e mi fanno sentire nudo, impotente. Ma sto bene. Ora. E ancora voci, ancora risate, e ancora mani e occhi mi stringono in un abbraccio che non ha fine. E poi la luce. Quella luce che mi inonda, calda e fresca allo stesso tempo, penetra in ogni mio spazio, mi riempie di vita, di amore, di una marea di sensazioni indescrivibili; sento di rinascere; sono uomo e sono lupo, sono vento che danza tra le cime degli alberi e sono pioggia che disseta la terra, mi vedo correre libero e ribelle e mi vedo seduto a contemplare un viso bellissimo, sento le mie urla selvagge gridare al cielo e sento il mio silenzio ricevere l’eterno. Mi accorgo di vedere chiaramente; tutto, come se mi levassero una benda dagli occhi. Ora sono vivo. Ora.
Ci penso ancora. Sono passati giorni, ma ci penso ancora. Nulla è più come prima.
Cerco quella luce, ogni istante, sempre.
Passeggiare mi ha sempre fatto bene, devo scuotermi. Le cuffie isolano il mio intercedere dal mondo esterno, lo sguardo è fisso avanti, sempre un solo pensiero in testa. Sempre quello.

Non cerco contatti con il mondo esterno, ho voglia di stare solo con me stesso, voglio ricordare ancora, voglio marchiare a fuoco nella mia memoria quella luce. I passi spediti mi fanno sentire subito bene, lascio l’energia pulsare in me, come se quell’abbraccio luminoso non mi avesse mai abbandonato, il ritmo della musica rende piacevole anche la timida pioggerellina che ha iniziato a cadere; ironia della sorte la playlist ha deciso che dovesse toccare a “Wish You Were Here, nella versione fighissima cantata da Wyclef Jean”… “How I Wish, How I Wish You Were Here – Come Vorrei, Come Vorrei Che Tu Fossi Qui”, mi lascio trasportare dalla magia del testo, chiudo gli occhi per un istante e…

…Bisbigli, bisbigli, bisbigli… “chi sei, chi sei, chi sei…” bisbigli, bisbigli, bisbigli “stai qui con noi, stai qui con noi, sati qui con noi…” il vecchio col bastone mi compare davanti all’improvviso, il suo sorriso è caldo, quasi un abbraccio. “Cammina con me”. Non è una richiesta, è un ordine, ma la cosa non mi dispiace. Il bimbo con gli occhi grandi corre vicino a noi, mangia un gelato, direi stracciatella e nocciola, ma non capisco perché mi soffermo su quel dettaglio. Il posto senza nome è meraviglioso questa volta, una moltitudine di colori e profumi e pietre, pietre bianche come non ne esistono.

“Scegline una”. La voce del vecchio col bastone risuona nella mia testa, la sua mano indica alcune pietre disposte in ordine in un angolo. Il bimbo con gli occhi grandi mi sorride. “Scegline una”. Sembro ipnotizzato. Ho una mia volontà, ma obbedisco con piacere alle indicazione del vecchio col bastone.

“Posso prendere quella?” indico un sasso particolare. Non è bianco, la sua forma è strana, mi ricorda qualcosa, ma adesso non saprei dire.

Il vecchio col bastone sorride, il bimbo con gli occhi grandi annuisce e corre via, una luce fortissima si alza dal suolo e mi avvolge in una stretta piacevole. E’ quella luce, è quella luce e io mi abbandono, mentre occhi neri di notte mi fissano, sembrano felici.

La vibrazione del telefono in tasca mi riporta alla realtà, scuoto il capo incredulo, le cuffie passano Jovanotti “Il Più Grande Spettacolo Dopo Il Big Bang Siamo Noi, Io e Te!!!”, faccio due passi per rendermi conto di essere vivo mentre guardo il display e vedo un messaggio.

Sorrido. Sempre un solo pensiero in testa. Sempre quello.

Rispondo al messaggio “Penso a te”, poca fantasia, uguale a quello ricevuto.

Sorrido. In mano ho un sasso. La forma particolare, ora la riconosco. Ora…

Federico Saccani

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