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domenica 19 luglio 2009

Le lombalgie seconda parte


Il termine lombalgia non fa riferimento ad una diagnosi, ma ad una entità clinica caratterizzata da dolore nella parte lombare della colonna, indipendentemente dalla causa che l'ha determinato.
La lombalgia o dolore lombosacrale è un sintomo estremamente comune, tanto da interessare, nel corso della vita, percentuali elevatissime della popolazione adulta; costituisce, inoltre, la causa più frequente di disabilità nei soggetti al di sotto dei 45 anni e di assenza dal lavoro, con ingenti danni economici e sociali.
L'incidenza massima è tra la terza e la quinta decade di vita.
Il dolore può essere limitato al segmento lombare della colonna (lombalgia) o irradiarsi per vari tratti lungo il decorso dei tronchi nervosi (lombosciatalgia o lombocruralgia; tutti e due i quadri clinici sono espressione di una sofferenza radicolare, sia essa dovuta - come più spesso accade - ad una particolare alterazione del disco, che prende il nome di ernia discale, o ad uno degli altri fattori che possono determinarla).
La lombalgia può essere alta, interessante il tratto dorso lombare D11 - L3, ma molto più frequentemente (circa il 95% dei casi) bassa, interessante il tratto lombosacrale L4 - S1.
Il dolore è espressione clinica del lavoro dei recettori dolorifici (nocicettori), che sono presenti in tutte le strutture della colonna vertebrale (legamenti, capsula articolare, tendini, muscoli...). Da tutti questi diversi punti di attacco può partire lo stimolo scatenante la sindrome lombalgica.
Spesso, il dolore, evoca una contrazione muscolre antalgica riflessa, fino alla contrattura, causa a sua volta di accumulo di cataboliti, trasformando il muscolo stesso nella sede prevalente del dolore.
Ricordiamo, però, che gli stimoli dolorifici a partenza dai nocicettori della colonna, danno spesso origine ad un dolore di tipo riferito, ovvero localizzato, ma senza una precisa corrispondenza con la struttura interessata. Ciò si verifica perchè la stimolazione dolorifica ha origine da organi o strutture privi di rappresentazione nello schema corporeo.
E' infine possibile l'evenienza di un dolore irradiato (radicolare), provocato cioè da un processo patologico a livello della radice nervosa o del nervo periferico con proiezione del dolore al territorio di distribuzione della radice o del nervo compromesso (dermatomero).
In rapporto ai caratteri di insorgenza ed intensità, possiamo distinguere una lombalgia acuta ed una cronica.
La prima, temporanea, ha il significato di protezione ed allarme verso situazioni posturali scorrette. Dolore e contrattura sono molto intensi, spesso intollerabili ai minimi movimenti. La sindrome si risolve solitamente in pochi giorni (entro i 7 si definisce acuta, più episodi ripetuti in sei mesi si definisce recidivante) con riposo e terapia medica (FANS, miorilassanti...). Quando il dolore acuto continua e diviene ingravescente esprime una condizione di malattia.
La lombalgia cronica esprime quindi uno stato di malattia, perdendo il significato di semplice sintomo, in quanto si modificano in maniera permanente e ripetitiva i meccanismi fisiopatologici del dolore.

Nell'adulto, in generale, la lombalgia può essere dovuta alla degenerazione del complesso triarticolare (giunzione disco - corpo e le due articolari posteriori), attraverso tre fasi:


- disfunzionale, con sinovite e fenomeni di iniziale degenerazione posteriore, associati a fissurazioni discali;
- di instabilità, in cui al progradire della discopatia si accompagnano fenomeni di lassità e sublussazione articolare posteriore con listesi degenerativa;
- di stabilizzazione, in cui si creano fenomeni di stenosi laterale e centrale per osteofitosi posteriore e anteriore somatica.

I possibili meccanismi in grado di determinare dolore a livello delle strutture lombari sono molteplici: microfratture e fratture dei corpi vertebrali, riduzione dello spazio discale, lesioni degenerative ed infiammatorie delle articolazioni interapofisarie posteriori, stiramenti, contratture e sovraccarico meccanico dei legamenti e dei muscoli paravertebrali, irritazione e stiramento del legamento longitudinale posteriore e irritazione o compressione delle strutture nervose. Il dolore può, schematicamente, essere distinto in meccanico ed infiammatorio. Il dolore evocato da stress meccanici è generalmente in rapporto ad alterazioni dell'architettura articolare, che possono a loro volta dipendere da patologie di tipo degenerativo od infiammatorie. Viceversa, fenomeni di tipo flogistico non sono rari in corso di processi degenerativi.
I casi, in cui le cause specifiche di lombalgia, quindi, possono essere identificate con sicurezza rappresentano una minoranza. Se, dai dati clinici e/o radiologici, non sono presenti alterazioni di rilievo, si parla di lombalgia aspecifica o "low back pain" idiopatico.
Importante sottolineare che il carico eccessivo e/o una ridotta resistenza, specie in relazione ad alcune attività lavorative e motorie (traumi, difetti di tecnica di lavoro o esercizio, posture scorrette prolungate...) possono determinare alterazioni strutturali assolutamente in grado di causare dolore lombare (lombalgie cinetiche).
E' fondamentale sapere come gli esercizi ginnici aumentino il carico sulla colonna e quali accorgimenti adottare al riguardo. Abbiamo già parlato del SPTA e del MLP, la riduzione del carico sulla colonna avviene anche grazie ad un meccanismo riflesso di contrazione generalizzata dei muscoli del tronco.
E' opportuno notare che il carico minore si verifica effettuando esercizi nella posizione decubito supino, con arti inferiori semipiegati e con gambe sopraelevate e poggiate su di un rialzo.
Importante considerare anche quelle lombalgie che possiamo definire di origine posturale. In fase staticala maggior parte delle condizioni dolorose possono essere attribuite ad un aumento dell'angolo sacrale (ottimale 30°), con conseguente accentuazione della lordosi lombare e comparsa della tipica "insellatura".
Le conseguenze meccaniche provocate dall'iperlordosi sono rappresentate dall'allargamento dell'interspazio anteriormente, con sovradistensione del legamento longitudinale anteriore, e dal suo restringimento posteriormente, con avvicinamento delle faccette articolari. Queste risulteranno soggette al carico, che non è più per loro una sollecitazione fisiologica.
Inoltre con l'aumento della sollecitazione di taglio, le faccette si vengono a trovare in posizione tale da dover sopportare gli effetti della loro azione frenante, nei confronti della tendenza allo scivolamento delle vertebre sovrastanti; anche questa abnorme sollecitazione contribuirà ad accentuare la congestione dei tessuti molli articolari e la conseguente risposta dolorosa.

Nella maggior parte dei casi, per formulare una diagnosi, una adeguata anamnesi ed un esame obiettivo completo sono sufficienti, la diagnostica strumentale delle lombalgie, che si avvale oggi di metodiche sempre più numerose e sofisticate, può comunque aiutare il terapista nel suo compito.

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