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Amici

domenica 7 aprile 2013

Solo




Solo
Un altro trail, un’altra storia…
Non so ancora se mi sto innamorando di questa disciplina, o se semplicemente mi sto lasciando trascinare in queste avventure di corsa “in natura” da alcuni amici; sta di fatto che anche questa mattina ero schierato al via di una gara di trail running. Il mio quarto trail running.
La corsa prescelta è stato il Trail Marmorassi, 30 km, 1500 m D+, organizzato sulle alture di Savona da SMS Tambuscio e dall’amico Enrico. Dovevo correre un trail, dopo Maremontana avevo bisogno di una corsa che mi aiutasse a scacciare alcuni pensieri, alcuni fantasmi alberganti nella mia anima; questa prova sembrava fatta apposta, sufficientemente lunga (so che alcune delle persone che nominerò dopo ridacchieranno leggendo l’aggettivo “lunga”, ma per me è stato in assoluto il trail più kilometrico mai affrontato, quindi ci vedo bene un “lungo”, anzi “lunghissimo”…), sufficientemente impegnativa, ma con ampi tratti di respiro podistico, dove uno stradaiolo come me poteva far valere i suoi “cavalli” e galoppare libero, selvaggio, ribelle.
Ritrovo ad un’ora folle… 6.45 a Finalborgo (non si dorme più nemmeno la domenica…  Marina e Paride sopportano per ora silenziosi), con una combriccola di amici, prima di tutto, ma anche di runner da boschi veramente di prim’ordine. Macchinata così composta:  Ivan alla guida, un personaggio speciale, con il quale mi trovo bene come se lo conoscessi da sempre, Paolo navigatore, un uomo vero, di altri tempi, oggi non corridore (piccoli acciacchi), ma un supporto instancabile e insostituibile, Walter, bellissima persona che conosco da tanti anni, sportivo instancabile ed eclettico, Emanuele, un uomo ed un atleta per il quale qualunque aggettivo andrebbe sprecato, unico, ed io, ultima ruota del carro, come passeggeri silenziosamente assorti nel loro delirio post sveglia. Inevitabilmente i discorsi durante il viaggio verso Savona portano a Maremontana, gara che tutti abbiamo vissuto. Si cerca comunque di guardare avanti.
Marmorassi è un postaccio, diciamolo chiaro, strada strettissima, non c’è un parcheggio, salita tutta curve, però l’accoglienza è come piace a me, in famiglia, rurale, ruspante, mi sento a casa. Mentre mi cambio mi guardo in giro, oltre ai miei compagni di viaggio ci sono un sacco di altri atleti di primissimo livello, punti di riferimento del trail, Pablo e Virginia, Alberto, Ernesto, Pino, tanti altri che non conosco ma che sembrano sapere il fatto loro. Si preannuncia una bella gara, nonostante l’incognita della tenuta sui 30 km, sono pronto a dire la mia.
Dopo le solite raccomandazioni di rito, prima della partenza, si tributa un minuto di silenzio a Paolo Ponzo. Giusto, doveroso, importante farlo. Perché Paolo era uno di noi, viveva per queste scintille emotive, amava queste iniezioni di primitiva libertà. Era giusto farlo per mettera a tacere tutte le voci che in queste due settimane hanno risuonato vuote e stupide, voci inutilmente sprecate per parlare di un qualcosa che non si conosce, di un qualcosa che non si è vissuto. Allora il nostro ciao a Paolo lo abbiamo dato alla nostra maniera. Come sappiamo fare, correndo, rispettandoci e dando il meglio di noi.
 Si parte, in gruppo, i top davanti (tenerissimo il bacio in corsa tra Pablo e Virginia) qualche centinaio di metri di asfalto, rimango con i primi, anzi mi incollo a Zamba, che conosce bene la gara. Appena si entra nel bosco, il sentiero stringe notevolmente, tanto che si corre in fila indiana, rimango un po’ imbottigliato, credo un paio di km, appena possibile mi sgancio dai miei compagni e comincio a correre a modo mio. Solo. E così sarà fino alla fine. Solo.
Da una parte la cosa mi piace, mi sono sempre vantato della mia tenuta mentale e non c’è modo migliore di metterla alla prova correndo solo in territorio “ostile”. Non conosco la strada, pochissima esperienza sui trail, inconsapevolezza sulla tenuta fisica… beh, oggi la testa ci deve mettere del suo, e deve farlo bene. E così sarà. Il mio mantra oggi è “le tue difficoltà sono le stesse degli altri, fai un passo in più”. Ci sono un paio di momenti dove incontro altri runner, uno lo supero poco dopo essere rimasto da solo, un altro è Ivan, che per alcuni tratti, soprattutto quelli dopo le parti più corribili, avrò a vista, a poche decine di metri, senza però riuscire mai a raggiungerlo.
Il percorso è segnato benissimo, i ristori (4), sono piazzati ottimamente e danno un’indicazione, a chi come me non usa il gps, del kilometraggio raggiunto. Faccio fatica, alcuni tratti cammino, ma mi piace, mi diverto.
Vedo Ivan ancora una volta ad un paio di km dalla fine, provo a chiamarlo, mi piacerebbe un arrivo insieme, ma la stanchezza tappa le sue orecchie e chiude la mia bocca, allora provo a forzare per raggiungerlo e… crampetto!!! Maledizione, rallento, massaggio, mi fermo un secondo e Ivan è già sparito. Pazienza, continuo con il mio passo e in solitaria raggiungo il traguardo. Sesto. Ottimo piazzamento, ma non è la cosa importante. Almeno non la più importante. Mi è piaciuta la gara e l’atmosfera, che effettivamente nei trail ha qualcosa di speciale. Ale vuole lo squadrone… mi sa che devo iniziare ad allenarmi sul serio…
Federico Saccani

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