Solo
Un altro trail, un’altra storia…
Non so ancora se mi sto innamorando di questa disciplina, o
se semplicemente mi sto lasciando trascinare in queste avventure di corsa “in
natura” da alcuni amici; sta di fatto che anche questa mattina ero schierato al
via di una gara di trail running. Il mio quarto trail running.
La corsa prescelta è stato il Trail Marmorassi, 30 km, 1500
m D+, organizzato sulle alture di Savona da SMS Tambuscio e dall’amico Enrico.
Dovevo correre un trail, dopo Maremontana avevo bisogno di una corsa che mi
aiutasse a scacciare alcuni pensieri, alcuni fantasmi alberganti nella mia
anima; questa prova sembrava fatta apposta, sufficientemente lunga (so che
alcune delle persone che nominerò dopo ridacchieranno leggendo l’aggettivo “lunga”,
ma per me è stato in assoluto il trail più kilometrico mai affrontato, quindi
ci vedo bene un “lungo”, anzi “lunghissimo”…), sufficientemente impegnativa, ma
con ampi tratti di respiro podistico, dove uno stradaiolo come me poteva far
valere i suoi “cavalli” e galoppare libero, selvaggio, ribelle.
Ritrovo ad un’ora folle… 6.45 a Finalborgo (non si dorme più
nemmeno la domenica… Marina e Paride
sopportano per ora silenziosi), con una combriccola di amici, prima di tutto,
ma anche di runner da boschi veramente di prim’ordine. Macchinata così
composta: Ivan alla guida, un
personaggio speciale, con il quale mi trovo bene come se lo conoscessi da
sempre, Paolo navigatore, un uomo vero, di altri tempi, oggi non corridore (piccoli
acciacchi), ma un supporto instancabile e insostituibile, Walter, bellissima
persona che conosco da tanti anni, sportivo instancabile ed eclettico,
Emanuele, un uomo ed un atleta per il quale qualunque aggettivo andrebbe
sprecato, unico, ed io, ultima ruota del carro, come passeggeri silenziosamente
assorti nel loro delirio post sveglia. Inevitabilmente i discorsi durante il viaggio
verso Savona portano a Maremontana, gara che tutti abbiamo vissuto. Si cerca
comunque di guardare avanti.
Marmorassi è un postaccio, diciamolo chiaro, strada
strettissima, non c’è un parcheggio, salita tutta curve, però l’accoglienza è
come piace a me, in famiglia, rurale, ruspante, mi sento a casa. Mentre mi
cambio mi guardo in giro, oltre ai miei compagni di viaggio ci sono un sacco di
altri atleti di primissimo livello, punti di riferimento del trail, Pablo e
Virginia, Alberto, Ernesto, Pino, tanti altri che non conosco ma che sembrano
sapere il fatto loro. Si preannuncia una bella gara, nonostante l’incognita
della tenuta sui 30 km, sono pronto a dire la mia.
Dopo le solite raccomandazioni di rito, prima della
partenza, si tributa un minuto di silenzio a Paolo Ponzo. Giusto, doveroso,
importante farlo. Perché Paolo era uno di noi, viveva per queste scintille
emotive, amava queste iniezioni di primitiva libertà. Era giusto farlo per
mettera a tacere tutte le voci che in queste due settimane hanno risuonato vuote
e stupide, voci inutilmente sprecate per parlare di un qualcosa che non si
conosce, di un qualcosa che non si è vissuto. Allora il nostro ciao a Paolo lo
abbiamo dato alla nostra maniera. Come sappiamo fare, correndo, rispettandoci e
dando il meglio di noi.
Si parte, in gruppo,
i top davanti (tenerissimo il bacio in corsa tra Pablo e Virginia) qualche
centinaio di metri di asfalto, rimango con i primi, anzi mi incollo a Zamba,
che conosce bene la gara. Appena si entra nel bosco, il sentiero stringe
notevolmente, tanto che si corre in fila indiana, rimango un po’ imbottigliato,
credo un paio di km, appena possibile mi sgancio dai miei compagni e comincio a
correre a modo mio. Solo. E così sarà fino alla fine. Solo.
Da una parte la cosa mi piace, mi sono sempre vantato della
mia tenuta mentale e non c’è modo migliore di metterla alla prova correndo solo
in territorio “ostile”. Non conosco la strada, pochissima esperienza sui trail,
inconsapevolezza sulla tenuta fisica… beh, oggi la testa ci deve mettere del
suo, e deve farlo bene. E così sarà. Il mio mantra oggi è “le tue difficoltà
sono le stesse degli altri, fai un passo in più”. Ci sono un paio di momenti
dove incontro altri runner, uno lo supero poco dopo essere rimasto da solo, un
altro è Ivan, che per alcuni tratti, soprattutto quelli dopo le parti più
corribili, avrò a vista, a poche decine di metri, senza però riuscire mai a
raggiungerlo.
Il percorso è segnato benissimo, i ristori (4), sono
piazzati ottimamente e danno un’indicazione, a chi come me non usa il gps, del
kilometraggio raggiunto. Faccio fatica, alcuni tratti cammino, ma mi piace, mi
diverto.
Vedo Ivan ancora una volta ad un paio di km dalla fine,
provo a chiamarlo, mi piacerebbe un arrivo insieme, ma la stanchezza tappa le
sue orecchie e chiude la mia bocca, allora provo a forzare per raggiungerlo e…
crampetto!!! Maledizione, rallento, massaggio, mi fermo un secondo e Ivan è già
sparito. Pazienza, continuo con il mio passo e in solitaria raggiungo il
traguardo. Sesto. Ottimo piazzamento, ma non è la cosa importante. Almeno non
la più importante. Mi è piaciuta la gara e l’atmosfera, che effettivamente nei
trail ha qualcosa di speciale. Ale vuole lo squadrone… mi sa che devo iniziare
ad allenarmi sul serio…
Federico Saccani
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