Faccio fatica a respirare. Il caldo opprimente incatena il
mio corpo che anela aria e si muove a fatica.
Si muove?
Ricordo solo di essere andato a dormire presto, stanco; non
ricordo tutta questa calura, non ricordo il motivo di questo muovermi, non
ricordo. Nulla.
Il buio cala rapido ed innaturale ad avvolgermi, portando
con sé una ventata d’aria fresca. Respirando a pieni polmoni mi accorgo di
essere sdraiato, non sono più io padrone del mio movimento, ma il rollio dolce
e violento allo stesso tempo di un’imbarcazione mi culla in una ninna nanna che
è tutto fuorché piacevole. Una morsa di ghiaccio mi stringe il petto, gli
occhi, aperti all’inverosimile, cercano una spiraglio di luce già consapevoli
di non trovarlo, tutti i sensi all’erta nel tentativo di percepire qualcosa,
qualunque cosa.
Mi alzo di scatto, l’erba soffice accarezza i miei piedi, il
grigio-celeste di un’alba, ancora troppo lontana dal sole, mi abbraccia rendendomi
finalmente vivo. Faccio qualche passo in un posto sconosciuto, ma vagamente familiare.
Una pietra rotonda, levigata, perfetta, focalizza la mia attenzione e, quasi
magneticamente, mi attira a sé.
Bianca, quasi lucente; come non ne esistono, la raccolgo e
senza pensare la metto in tasca. Una sensazione di benessere invade immediatamente
il mio corpo, un abbraccio di luce mi stringe dolcemente, ne sento il respiro;
lo faccio mio.
“Sai chi sono?” una voce rimbomba nella mia testa. mi volto
spaventato, il mio sguardo corre a destra e sinistra. “Sai chi sono?” ancora, e
poi ancora. Mi metto a correre all’impazzata, veloce come mai prima, la sabbia
sotto i miei passi… sabbia? da dove arriva la sabbia? Non ero in un prato? Beh,
poco importa, faccio una fatica bestiale, ma non devo fermarmi.
Quando penso di essere a distanza di sicurezza, non so da
cosa, ma l’importante è sentirmene lontano, rallento cercando di riprendere
fiato e guardandomi intorno.
Lo scenario è stupendo, fiori di ogni tipo, colori
inimmaginabili, un ruscello che si muove sinuoso, una piccola cascata, la
brezza profumata è un abbraccio gentile, una sensazione di pace, di quiete,
incredibile. Mi accorgo stupito di sorridere quando “Sai chi sono?” “Guarda
dentro di te! Troverai la risposta!” La voce entra improvvisamente in testa,
tanto da stordirmi. Prima di cadere a terra ho il tempo di voltarmi e guardare
il vecchio col bastone. Sorride. Sembra che il suo sorriso mi abbracci, mi
metta a terra e… mi rimbocchi le coperte.
Un suono ritmico e metallico bussa al mio cervello, prima
quasi ovattato, poi sempre più violento. Apro gli occhi e la sveglia mi guarda
con il suo malefico 6:08. Stordito mi sollevo dal letto. Ancora incredulo cerco
il tasto per spegnere quella nenia spacca timpani. Ho sognato. Bello e
terribile allo stesso tempo. Ma ho sognato… non riesco a finire di formulare il
pensiero che l’occhio mi cade su una strana luce che proviene da un oggetto a
terra. Mi avvicino per guardare e il cuore si ferma un attimo quando vedo una
pietra bianchissima, perfetta. Come non ne esistono…
Federico Saccani
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