… Il vuoto. Un pozzo nero nel quale sto inesorabilmente
cadendo.
Sorrido.
Attendo con ansia l’impatto, segnale inequivocabile del
mio arrivo. Ho invocato il vecchio col bastone tutto il giorno; oggi ho bisogno
di lui. Oggi ho bisogno del posto senza nome.
Sorrido.
Una luce accecante accoglie il mio corpo, un fuoco
azzurro di ghiaccio abbraccia il mio spirito. Sono arrivato. Riconosco il posto…
il posto senza nome. Le pietre bianche sono ovunque, bianche come non ne
esistono; il giardino, sempre perfettamente in ordine, è silenziosamente rumoroso,
cado a terra devastato da tanta impalpabile forza, solo un attimo, solo un
istante. Riprendo fiato.
Non faccio tempo a rialzarmi che il boato assordante di
una cascata impetuosa piega le mie ginocchia, non riesco ancora ad abituarmi a
questi repentini cambi di scenario, anche se adesso intuisco cosa possano
essere; stringo i denti e mi costringo in piedi. Questa volta no. Questa volta
nessuna paura, questa volta a testa alta.
La risata entra nella mia testa prima ancora che le
orecchie la odano… bisbigli, risa, bisbigli, risa, bisbigli… “chi sei, chi sei,
chi sei”… bisbigli, risa… il sangue si gela nelle vene, ma comincio a muovermi,
devo sapere, devo trovare il vecchio col bastone.
“Dove sei vecchio?”, “fatti vedere! ” urlo, ma non vorrei
farlo, mi guardo intorno, ma sembra non ci sia proprio nessuno. La sabbia entra
nelle scarpe ad ogni passo, rendendo la camminata fastidiosa, faticosa…
bisbigli, risa, bisbigli, risa… “chi sei, chi sei, chi sei”… il mio volto corre
in ogni direzione, la voce sembra provenire da ovunque, o solo dalla mia testa?
Notte, giorno, buio, luce… “Non aver paura figliolo, sono qui”. La musica soave
della voce del vecchio col bastone mi rilassa immediatamente, non mi preoccupo
nemmeno del fatto che sia praticamente sbucato da nulla, ho bisogno di lui, la
trasformazione è iniziata, ho bisogno di lui.
I nostri occhi si penetrano, profondi, solo ora mi
accorgo di quanto siano simili i nostri sguardi, non faccio nemmeno in tempo a
pensare, nella testa sento “hai dato la pietra bianca?” bisbigli, risa,
bisbigli, risa… non riesco a pensare, cado in ginocchio “hai dato la pietra
bianca?”; “si” farfuglio, “si, l’ho data”… bisbigli, bisbigli, bisbigli… la
mano del vecchio indica un punto alle mie spalle, un bimbo con gli occhi grandi
mi guarda da dietro una grata… non parla, non si muove, mi guarda e mi sento
nudo. “Perché hai dato la pietra bianca?” la voce del vecchio mi scuote, “dovevo
farlo, era la persona giusta, ma sento che qualcosa è cambiato in me” rispondo
subito, bisbigli, bisbigli, bisbigli… notte, giorno, buio, luce, il bimbo con
gli occhi grandi continua a fissarmi immobile; “sei sicuro?” il vecchio col
bastone sorride, la sua mano sulla mia spalla, non me ne sono accorto, “sei
sicuro?” “Si, sono sicuro, ho dato la pietra bianca, non ho sbagliato, e ora
sono qui per capire, per sapere, sto cambiando”… bisbigli, bisbigli, bisbigli.
Il bimbo con gli occhi grandi è sempre immobile, innaturalmente immobile,
respiro profondamente e faccio per avvicinarmi, il vecchio col bastone mi
blocca, la sua stretta è energica, gli occhi del bimbo si riempono di lacrime
che iniziano a solcare il suo piccolo viso, la pioggia inizia violenta, le gocce
iniziano a cadere sempre più grandi, dolorose sul corpo, sempre più violente…
bisbigli, bisbigli, bisbigli.
Il fuoco che scoppietta nella piccola caverna asciuga e
riscalda le membra, sono seduto su di una pietra rotonda, il vecchio col
bastone è vicino a me e mi parla, le sue mani sulla mia testa, dentro di me una
marea di immagini che si susseguono apparentemente casuali, ma con un senso
logico che è impossibile non comprendere; l’ho sempre saputo, non volevo
credere, ma l’ho sempre saputo “ora puoi restare qui, questa è casa tua, ora
sai chi sono”. Ci fissiamo ancora una volta, occhi negli occhi. “Si, so chi
sei, so chi sono, ma non è ancora il mio tempo. Devo compiere il mio sogno,
dovresti saperlo”. Il vecchio col bastone china il capo, improvvisamente non mi
sembra più così vecchio, il bambino con gli occhi grandi mi guarda e sorride,
un sussurro di vento agita le fiamme che aumentano d’intensità… bisbigli,
bisbigli, bisbigli, “rimani, rimani, rimani, casa, casa, casa, qui, qui, qui”;
il vecchio col bastone annuisce “si. Ma non sei obbligato. Puoi restre qui,
questo è il tuo posto, questo è il vostro posto, qui, nel posto senza nome”. Mi
avvicino “sai che devo, lo hai fatto anche tu, e lo farai ancora e ancora, perché
è giusto così; andiamo a prenderci il nostro sogno, o proviamo a farlo, perché questa
è la nostra storia; ora ho le risposte che mi servono, ora so che ci rivedremo”.
La sua mano si apre in un saluto, il volto non tradisce
emozioni, il bimbo con gli occhi grandi, dietro la grata, mi fissa, sorride,
una piccola stella squarcia le nubi nel cielo e comincia a brillare, la luce mi
acceca quasi, sembra uno sguardo nel quale perdersi, nel quale mi perdo… una
piccola stella. Mentre chiudo gli occhi alcune parole mi rimbombano in testa… “Nell’anima,
nella mente, nel corpo, nell’anima, nella mente, nel corpo…”
Apro gli occhi e il ronzio della macchinetta mi fa quasi
sobbalzare… “Ah Fede, non siete in molti in grado di addormentrasi durante un
tatuaggio, bene, vuol dire che ho la mano leggera!!!!” la voce di Antonio mi
sveglia completamente, abbozzo un sorriso, “Guarda”, mi dice soddisfatto “abbiamo
quasi finito, ti ho appena terminato la scritta… - Nell’anima, nella mente, nel
corpo –“.
Federico Saccani
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