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Amici

venerdì 23 novembre 2012

Uomo Lupo




E’ passato troppo tempo dall’ultima trasformazione. Ciò che mi rendeva uomo è raccolto in una sfera sempre più piccola, racchiusa nella parte profonda del mio essere. Non che mi dispiaccia.
Corro veloce, le zampe sfiorano il terreno umido mentre una moltitudine di odori e sensazioni invade il mio sistema nervoso, primitivo, ma efficiente. Salto, inarrestabile, da una roccia all’altra, mentre ricordi ancestrali di lotte, sangue e  branco invadono la mia mente. Mi rendo conto che sto diventando sempre più lupo, e sempre meno umano. Il barlume di coscienza che mi rimane prova ad opporsi a questo mutamento. Invano. Sul ciglio del burrone volgo lo sguardo a quella sfera pallida nel cielo. Mi sembra di averla chiamata luna, un tempo, un luogo che non ricordo. Un ululato ferale e selvaggio scaturisce da dentro di me, riprendo a correre all’impazzata esaltato da ciò che percepisco. Devo ritrovare il branco, sento i loro odori, hanno paura, qualcosa li minaccia. L’uomo. Quello che ero un tempo, che tutto distrugge, che tutto annienta.
Aumento la velocità, al mio passaggio la natura si piega, con rispetto; reciproco.
Ecco il branco, non ha paura, è un’altra sensazione, non la so spiegare; non più. Ecco l’umano. Non è minaccioso, è gentile, è vicino ad un cucciolo. Il resto del branco è in guardia, ma non attacca; il mio ringhio scuote l’atmosfera. E’ un umano femmina. Qualcosa si modifica dentro di me quando i nostri sguardi si incontrano, i suoi occhi così profondi scuotono la mia coscienza e risvegliano qualcosa di sopito. Mi guarda come se mi conoscesse, sono quasi paralizzato; alzo il pelo in segno di minaccia. Prendo il cucciolo nella mia bocca, e con un gesto del capo ordino al branco di andare. Mi volto un’ultima volta a guardare quegli occhi, nei quali mi perdo per un attimo e corro nel bosco.
Lascio il cucciolo al resto del branco, al riparo. C’è qualcosa che non va in me, provo a correre, ma non riesco, non più come prima. Mi blocco, guardo la palla nel cielo, l’ululato perde di forza e si trasforma in un urlo di dolore.  Luna, si, la palla nel cielo si chiama luna. Mi alzo in piedi, su due gambe. Ora ricordo quegli occhi, ora ricordo. Sono uomo. Sono lupo.

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