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mercoledì 23 maggio 2012

Stralassio 2012










Stralassio 2012…
Ho qualche minuto per tirare fuori le emozioni di questa gara, l’ennesima da “semi-infortunato”, corsa da protagonista, con una tattica di gara che sento sempre più mia, sempre più simile al mio modo di essere, partire forte, in maniera quasi folle e poi cercare di tenere il più possibile. Come Steve Prefontaine insegnava… “il ritmo giusto da tenere in una gara è quello che non puoi reggere…”; tanto alla fine chi se ne frega, campione ormai non lo divento più, tanto vale che mi diverto… e allora, a tutta, in una sgroppata folle, adrenalinica ed esaltante.
Allora cominciamo… squadra quasi al completo, divise arancio sgargianti e orgogliose che si scaldano per le vie di Alassio, clima piovviginoso, ma solo dal punto di vista meteo. I nostri animi sono belligeranti, pronti alla battaglia. Mi sento un vecchio leone, ferito, acciaccato, ma sempre lì, pronto a ruggire. Il tape sulle gambe rappresenta ormai un rituale, un segno di guerra, così come i miei occhi, sguardo assassino che si sofferma sugli avversari, ad indicare che ci sono, nonostante tutto, pronto a tutto. E questa volta, anche la fascia in testa… non so per quale motivo, forse un retaggio atavico, forse un ricordo di qualche vita precedente, quando cavalcavo libero e selvaggio…
La preparazione alla gara rispecchia le mie solite abitudini, cerco la solitudine, cerco me stesso, mi parlo, mi ascolto mi carico. Musica nelle orecchie. Domenica sono stati due i pezzi emblema del mio pre-gara: “you sook me all night long” ACDC e “signal fire” Snow Patrol. Ho ancora i brividi se ripenso alle sensazioni che mi hanno dato.
Abbiamo un momento per la squadra. Ci guardiamo negli occhi. Quello che dico è semplice: “non vince chi arriva primo al traguardo, vince chi ci crede, chi ci mette cuore; allora noi abbiamo già vinto”. Ci diamo la mano. E’ ora.
Ci si schiera sulla linea di partenza. Prima fila. Non voglio nessuno davanti. Vicino a me, lo scoprirò dopo, i favoriti della gara. Comincia a piovere. Bene. Mi piace correre quando piove…
Il via, dopo un minuto di silenzio per le vittime dell’attentato alla scuola di Brindisi, arriva come una liberazione, sfogo la mia energia e come una pantera aggredisco l’asfalto. Finnico prende il sopravvento, il mio alter ego, urlando a squarciagola,  mi guida verso la follia agonistica come uno squalo è spinto dall’odore del sangue. Il primo km è da paura, mi trovo presto solo, sono quasi costretto a rallentare leggermente; piove sempre più forte. Ora siamo in 4. Corriamo vicini per un po’. Sono forti, li vedo, corrono bene. Ma non ho paura. Tengo il mio ritmo, è alto, non quanto vorrei, infatti mi stacco un pochino, ma è alto. Qualche piccolo dolore si affaccia, sorrido nel sentirlo, fa quasi piacere. Sento il tifo dei miei amici, ma non li vedo; al giro di boa, incrocio i miei compagni di squadra, i loro incitamenti sono benzina per le mie gambe, sono energia per la mia anima.
Ecco il traguardo. Diluvia, ma sono felice. Ho male al ginocchio, ma passerà. Ho combattuto, e questo mi basta.
Federico Saccani

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