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giovedì 16 settembre 2010

Un viaggio fantastico....


COME SE FOSSI UN MARZIANO

Abito in una piccola cittadina sistemata sulla riviera ligure di ponente, potete immaginare la meraviglia che si apre alla vista, ma anche agli altri sensi, quando, soprattutto in alcuni momenti della giornata, si corre vicino al mare; colori, profumi, rumori, sensazioni… è un vero e proprio piacere.

Io però cerco altre cose. Corro spesso verso la campagna, forse saranno le mie origini rurali, non so... è come un richiamo ancestrale, un richiamo che non riesco a definire…

Vado verso la collina, fino ad arrivare ad un paesino distante pochi km da casa mia, mi inerpico lungo una salita, non di quelle dure, ma di quelle piacevoli, di quelle che ti permettono una completa fusione con il paesaggio che ti circonda, di quelle dove il lavoro muscolare, che senti importante ad ogni passo si unisce alla consapevolezza di te stesso, del tuo corpo che, paradossalmente, soffre e gioisce ogni momento dell’ascesa.

Una manciata di km e si arriva in un borgo di poche anime, contadini per lo più. Descriverlo è difficile, sembra un viaggio a ritroso nel tempo. Passo, con un buon ritmo, ma non al massimo davanti al piccolo bar, dove gli anziani sono riuniti fuori, come una fotografia in bianco e nero, a giocare a carte e bere un bicchiere di vino. Alzano gli occhi per un istante al mio passaggio, i miei colori sgargianti attirano il loro sguardo, mi fissano increduli, come se fossi un marziano, se mi concentro riesco a leggere qualche movimento delle labbra (stu chi u lè abbelinou – questo è matto, in dialetto), un sorriso di orgoglio riempie il mio viso, li ho colpiti. Avanzo ancora cinquecento metri, fino alla piazza, dove giro per tornare indietro, questa volta passando dal lato della strada dove si trova il bar. Sentono i miei passi (la strada è in leggera pendenza favorevole) prima ancora di vedermi, alzano il capo, una luce diversa, questa volta, illumina i loro volti. Rallento un poco e mi soffermo sui dettagli, le scarpe, le camicie a quadri, le mani di che ha passato una vita sui campi, di chi ha conosciuto la fatica vera, mi vengono i brividi, guardo i loro occhi e, con un impercettibile cenno del capo dimostro il mio rispetto. I loro sorrisi svaniscono per un istante e, con la sincera umiltà di chi ha lavorato una vita, ricambiano il mio saluto, forse solo per educazione, ma preferisco pensare perché hanno riconosciuto nella mia corsa una forma di fatica, di semplicità di vita, di coraggio che, in un certo qual modo, ci rende simili.

Accelero, la strada in leggera discesa mi permette di volare, il cuore è pieno di emozioni, la mente è salda, le gambe forti, mi sento vero, un vero marziano…

4 commenti:

  1. L'autenticità che regala la corsa: introspezione ed esplorazione al tempo stesso. Una vera magia. Grazie per averla resa così palpabile.

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  2. Non è sempre e necessariamente un fatto di corsa. Si tratta di ricchezza d'animo, la tua che ti ha permesso regalarci questa stupenda cartolina. Non è da tutti soffermarsi su dettagli come osservare un gruppo di anziani che giocano a carte carte fuori da un bar con davanti un bicchiere di vino, osservare le loro scarpe, le camicie a quadri, le mani che hanno conosciuto la fatica. Il saper cogliere la luce negli occhi di una persona anziana vuol dire essere speciali. Grazie Fede, sono orgogliosa di te e un tantino commossa... Corsa a parte.

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