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domenica 17 maggio 2015
martedì 3 marzo 2015
Epistemologia del movimento
EPISTEMOLOGIA DEL MOVIMENTO
Diverte osservare come alcuni pensieri prendano forma nelle
maniere più strane come, per esempio in questo caso, è sufficiente la lettura
di un dibattito in rete per scatenare in me una reazione a cascata di concetti
che, devo confessare, fatico ad elaborare e mettere per iscritto. Provo
comunque, se non altro per dare un certo ordine e chiarezza a me stesso.
Preciso che non partecipavo alla, peraltro poco
interessante, discussione, ma da annoiato ospite cercavo una sorta di passatempo.
Si parlava di “Scienze Motorie”, non ricordo nemmeno il nome preciso della
pagina, ma era senz’altro un qualcosa di pomposo e altisonante, così come
l’argomento di discussione … il compenso del personal trainer, lo svilimento
della professione, la professionalità, ecc … . Roba da addormentarsi in pochi
istanti e così, infatti, è stato:
… ricordo le mie dita cercare il cursore del mouse per far
scorrere la pagina, ricordo uno sbadiglio profondo, ricordo alcune parole a
caso – allenamento – rieducazione – funzionale – movimento – training –
postura. Buio.
“ Michele (nome di fantasia) si presenta in palestra una
mattina. E’ accompagnato dalla fidanzata. Sono innanzitutto gli occhi di lei a
colpirmi, lo coccola e allo stesso tempo lo protegge con lo sguardo; rimango
colpito da quegli occhi, sono gli occhi, forti e compassionevoli, sereni e
sicuri di cui il mondo ha bisogno. Il corridoio di ingresso del mio centro è
piuttosto lungo, complice una infelice progettazione architettonica della
precedente gestione, saranno una decina di metri, una sorta di miglio verde che
accompagna, in pochi secondi, gli utenti agli spogliatoi o al banco della
reception. Un intricato gioco di specchi e vetrate mi permette di osservare,
comodamente seduto al banco, chi si presenta alla porta e, quindi, farmi già
un’idea, nel caso di un viso mai visto, delle sue intenzioni; chi si presenta
già con la borsa e vuole iniziare subito, chi si guarda in giro titubante e
probabilmente chiederà solo informazioni su costi ed orari, chi viene solo a
vedere se può utilizzare per 5 minuti il parcheggio … Michele quella mattina ha
impiegato più di un minuto a compiere i dieci metri dell’ingresso. Non per
timidezza, non per titubanza, non per insicurezza. Un giorno, più di un anno
fa, Michele si è “svegliato” emiparetico/emiplegico con segni spastici, non
entro nello specifico della problematica e della persona. Michele, dato per
“vegetale” da alcune figure sanitarie (figura a cui tanti mie colleghi
professionisti delle scienze motorie tendono), ha voglia di mettersi in gioco.
Non è facile. Per nulla. Ma giochiamo. Metto a disposizione tutto ciò che ho
per fare in modo che Michele ottenga un beneficio dal movimento. Michele il
“vegetale” si muove e, con i piedi per terra, non mettiamo limiti ai suoi
obiettivi. Continua tutte le sue terapie, ma in più si muove.
La giornata scorre rapida. Persone di ogni tipo si
susseguono a ritmo infernale nelle dodici ore di apertura della palestra.
Atleti che ottimizzano la preparazione, ragazzoni in cerca di un rinforzo al
proprio ego, ragazzine che inseguono un ideale inesistente, anziani per
riacquistare una perduta vitalità, chi vuole solo stare in forma, l’infortunato
per rimettersi in piedi, chi ha mal di schiena, chi vuole dimagrire, chi nella
vita ha incontrato un nemico terribile, ma non si è rassegnato alla sconfitta,
chi vuole socializzare, chi vuole mettersi alla prova, chi ha spirito di
rivalsa, chi non può farne a meno, chi intanto si fa una foto e la diffonde sui
social, chi viene per la camminata in natura e chi per la corsa, chi per stare
con gli altri e chi per stare da solo, giovani, vecchi, timidi e spavaldi. Un
microcosmo di anime che vanno accompagnate. Tutte”.
Un braccio intorpidito segnala al mio corpo che è inutile
continuare a sbavare sulla tastiera ed è meglio svegliarsi. Mi stiracchio e
ripenso al sogno, che poi sogno non è, ma semplicemente il racconto di una
realtà quotidiana, fatta di confronto e crescita.
Confrontarsi per crescere. Studiare per confrontarsi e per
crescere. Professionalmente e nella vita.
E qui sta la differenza. È questo il punto cruciale, ciò che
distingue il professionista del movimento, colui che opera con metodo e
conoscenze acquisite in anni di studio ed esperienza, dal resto, da chi fa il
corsetto di due giorni, da chi si riempie la bocca con parole lette sulle
riviste, da chi si improvvisa, da chi, seduto sulle proprie posizioni non
accetta l’evolvere inarrestabile ed inevitabile delle cose. Abbiamo la
consapevolezza di fare il lavoro più bello del mondo (o uno dei), insegnare
alle persone a muoversi e a trarre piacere dal movimento. Queste sono le
scienze motorie: consegnare ad ognuno il proprio movimento, in scienza,
coscienza e conoscenza. I discorsi sul compenso del personal trainer,
sinceramente, mi fanno ridere. Spesso, per quello che ricevo da chi seguo (vedi
Michele, per esempio), dovrei essere io a pagare (ma questo magari non lo
diciamo ;-) ), non perdiamo il senso di ciò che stiamo facendo come
professionisti del movimento per inseguire sirene modaiole o facili guadagni.
Percorriamo la nostra strada. Felici di percorrerla.
DON JUAN: «Para mi solo recorrer los
caminos que tienen corazon, cualquier camino que tenga corazon. Por ahi yo
recorro, y la unica prueba que vale es atravesar todo su largo. Y por ahi yo
recorro mirando, mirando, sin aliento.» TRADUZIONE: «Per me c'è
solo il viaggio su strade che hanno un cuore, qualsiasi strada abbia un cuore.
Là io viaggio, e l'unica sfida che valga è attraversarla in tutta la sua
lunghezza. Là io viaggio guardando, guardando, senza fiato.» Carlos Castaneda.
Anche per me.
Fede
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giovedì 22 gennaio 2015
Allenamento Funzionale
Ho visto che la metodologia dell'allenamento ha sempre un ritorno interessante ... video e commenti imperversano un po' ovunque e, quindi, siccome a volte si viene tirati in mezzo quando si prova a fare qualcosa di interessante, di innovativo, di particolare, volevo dire la mia. Per chi ha, ovviamente, voglia di leggere:
Quando si parla di allenamento funzionale il discorso diventa inevitabilmente ampio, mai completo, interessante e ricco di spunti; se ne sente di tutti i colori, ognuno dice la propria, basta leggere un paio di riviste per poter sentenziare a destra e manca senza, magari, avere le basi e/o l’esperienza necessaria per poterlo fare.
Partiamo da un assunto neurofisiologico:
“Il cervello riconosce solo i movimenti e non il singolo muscolo”
Già questa frase basta da sola a delineare la difficoltà di definizione ed inquadramento metodologico di quella branca dell’allenamento che, sotto l’aggettivo “funzionale”, racchiude una miriade di sfaccettature diverse, tutte ugualmente importanti, tutte interdipendenti l’una dall’altra.
Quando parliamo di allenamento funzionale la prima domanda da porsi, ed è anche la più semplice, è: “funzionale a cosa?”. Eh già, proprio così, il significato rischia di essere perso in una ventata di tendenze più o meno modaiole che, se non danno una specifica, restano in un limbo fatto di esercizi proposti in sequenze più o meno ordinate, ma che di funzionale (nel senso di abilitante ad una o più funzioni), non hanno nulla. Quindi il primo passo per inquadrare il nostro allenamento è quello di definirlo attraverso un obiettivo, es: funzionale alla corsa, funzionale alla mountain bike, funzionale alla quotidianità … ecc … ; fatto ciò possiamo cominciare a parlare.
Come dicevamo il nostro fisico non è fatto per selezionare ed isolare i movimenti: la completezza del gesto, composto da sequenze omogenee di movimenti è da centinaia di migliaia di anni, una causa (ed in qualche maniera anche una conseguenza) dell’evoluzione umana. Nella società moderna il troppo benessere e gli eccessivi ausili nelle attività di spostamento anche minimali, creano soggetti spenti e privi di quelle energie primordiali che in passato favorivano l’integrazione con il mondo circostante, ma non solo, privi anche di quella “qualità percettiva”, di quella sensibilità propriocettiva che rende ottimale il Movimento, inteso come suprema arte di coinvolgimento NeuroPsicoEndocrinoOsteoMuscolare.
L’organismo umano è costretto ad impegnare ogni muscolo per rispondere in contemporanea agli stimoli molto variegati che riceve, sia durante l’attività sportiva, qualunque essa sia, sia durante la quotidianità: questo è il motivo determinante perché ogni atleta e, per estensione, ogni individuo, debba essere allenato come una unica grande entità e non per “blocchi” e/o schemi predefiniti.
Non voglio infilarmi in un discorso troppo complesso e articolato, mi soffermo solo un attimo sul diagramma di Venn, che evidenzia quali siano i quattro pilastri su cui basare l’allenamento funzionale:
- Core
- Equilibrio dinamico
- Catene cinetiche
- Gravità
Una serie di movimenti integrati che svolti su più piani di movimento coinvolgano accelerazioni e decelerazioni, stabilità e instabilità, catene cinetiche e confronto con la forza di gravità, con l’obiettivo peculiare di migliorare l’efficienza neuromuscolare di chi li pratica, rivolti precipuamente ad uno o più obiettivi finali, definiscono in maniera, direi piuttosto chiara, ciò che si dovrebbe intendere per allenamento funzionale.
Il resto è nelle mani, nella mente e nella fantasia dell’allenatore. ;-)
Fede
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sabato 3 gennaio 2015
Il Capodanno più figo l'abbiamo fatto Noi!!!!!
Proprio così ... il Capodanno più figo l'abbiamo fatto Noi.
Camminata in notturna, in gruppo, in branco, a sfidare l'aria pungente che inebriava la mente e rendeva il passo aggressivo, uniti dalla stessa passione, dallo stesso divertimento, dalla stessa voglia di stare insieme.
Un rilassamento profondo immersi in una nuvola di vapore che, abbracciandoci, ha permesso al corpo di purificarsi da un anno di vita e allo spirito di rinfrancarsi per affrontarne altri.
Una cena (ma non cenone, absolutely) vissuta con una leggerezza e una semplicità travolgenti, da non accorgersi dell'arrivo della mezzanotte, da non festeggiare ritualisticamente, ma da lasciarsi andare all'essere se stessi, con il sorriso sulle labbra, senza eccessi, ma quel giusto, quel "Slow Life", che rende indimenticabile ogni momento.
Circondato da coloro che amo, da veri amici, da unici compagni di vita.
Fede con: Marina, Paride, Alberto, Antonella, Francesca, Paolo, Cristina, Tiziana e Marco Sensei ...
Un abbraccio ad Aska e Daky, compagne d'avventura.
StileLibero-Run&Motion-ShooMon Style
Giusto per non sbagliarsi, finito l'anno in maniera perfetta, era d'obbligo iniziarlo altrettanto bene. Quindi un bel giro anche oggi, perchè in fondo si festeggia un po' come si vive...
Giusto per non sbagliarsi, finito l'anno in maniera perfetta, era d'obbligo iniziarlo altrettanto bene. Quindi un bel giro anche oggi, perchè in fondo si festeggia un po' come si vive...
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sabato 27 dicembre 2014
When The Going Gets Tough The Tough Get Going
"Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare".
Una mattinata da lupi selvaggi; scorazzare liberi e, ancora una volta, straordinariamente stupefatti al cospetto di madre natura e dei suoi colori.
Una primitiva iniezione di adrenergica e selvaggia solitudine, un ululato al cielo plumbeo, una rincorsa al limitare del vuoto ...
Be Natural ...
Tutto questo in compagnia di Marina e Cristina ...
RanCaRadiCi!!!! ;-)
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sabato 6 dicembre 2014
Nutrirsi
Io non mangio.
Mi nutro.
La differenza non è squisitamente semantica, ma propriamente di concetto.
Nutrire, anche etimologicamente, richiama ad un significato più profondo del semplice masticare dei cibi, rimanda a quell’ancestrale desiderio di essere “Esseri Umani”, a quel sogno di scoperta che, facendoci alzare, quasi 5 milioni di anni fa, dalla quadrupedia ad una barcollante stazione eretta, si è così prepotentemente radicato in noi, nell’intimo, nel profondo; evoca le immagini di un passato remoto non dimenticabile, perché scritto nel nostro DNA, perché parte, per alcuni sopita, ma per altri preponderante, della nostra stessa esistenza.
Nutrirsi e muoversi sono legati indissolubilmente. E sono, insieme all’immaginare, le caratteristiche fondanti l’uomo.
C’è poco altro da aggiungere.
Sorrido nel vedere nutrizionisti di fama, prezzolati da ditte che di naturale hanno solo le immagini sulle cover dei loro prodotti, arrampicarsi sugli specchi per propagandare frutta e verdura “in sacchetto”, li ascolto in labirinti di retorica mentre cercano, come gli imbonitori di storica memoria, di vendere prodotti che, di quello di origine, non hanno ormai nemmeno più il colore. Le giustificazioni e le scuse, mascherate da studi scientifici (prezzolati pure loro) non ci ingannano più.
Tenetevi il pattume … Be Natural.
Fede
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venerdì 28 novembre 2014
Dicono di noi
Un pochino di autocelebrazione.
Ogni tanto ci sta ...
http://www.ivg.it/2014/11/nordic-walking-protagonista-per-quattro-giorni-finale-con-il-corso-nazionale-istruttori/
http://www.svsport.it/2014/11/27/leggi-notizia/argomenti/altri-sport-1/articolo/nuovi-istruttori-dal-corso-istruttori-di-nordic-walking-di-finale-ligure.html
http://www.campioni.cn/2014/11/26/leggi-notizia/argomenti/altri-sport/articolo/nuovi-istruttori-dal-corso-istruttori-di-nordic-walking-di-finale-ligure.html
http://www.scuolaitaliananordicwalking.it/grande-successo-il-corso-istruttori-di-finale-ligure/
Top!!!!!!!!
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