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domenica 13 dicembre 2009
Diabete e attività fisica: sesta parte - aspetti della sindrome diabetica
Per comprendere come le numerose manifestazioni patologiche fanno la loro comparsa nei pazienti affetti da sindrome diabetica è necessario tenere presente che esse derivano da gravi turbe del metabolismo dei carboidrati, dei lipidi e delle proteine con estensioni al ricambio idro - elettrolitico e con interferenze reciproche.
La deficienza di insulina (tipo 1) o la mancata ricezione cellulare del segnale di cui questo ormone è messaggero (tipo 2) provoca essenzialmente:
- riduzione della penetrazione intracellulare e dell'utilizzazione di glucosio che, quindi, si accumula nel sangue (iperglicemia);
- riduzione del contenuto proteico per trasformazione degli aminoacidi glucogenetici delle proteine con conseguente aumento della glicemia;
- incremento della lipolisi che comporta mobilizzazione dei lipidi dai depositi ed alterazioni del metabolismo lipidico.
Da quanto è stato detto si deduce che l'iperglicemia è il sintomo chiave della sindrome diabetica in quanto comporta un vero e proprio spreco di glucosio che si aggrava ulteriormente al superamento della soglia renale, con passaggio di zucchero nelle urine.
La carenza di glucosio in sede intracellulare fa sì che venga esaltata la lipolisi così che nel sangue vadano riversati gli acidi grassi che, quindi, raggiungono il fegato.
Qui seguono due destini biochimici, vengono esterificati in trogliceridi ed incorporati nelle lipoproteine e nuovamente mobilizzati nel sangue, oppure vengono ossidati ed utilizzati nei mitocondri (centrali energetiche cellulari). La conseguenza di questa seconda via è la formazione in eccesso di alcuni metaboliti dei grassi, ed in particolare i cosidetti corpi chetonici (ac. acetoacetico, acido beta-idrossibutirrico, acetone), che vanno ad accumularsdi nel sangue (chetonemia), dove, ac. acetoacetico e beta-idrossibutirrico (che sono acidi forti) rilasciano idrogenioni, deteerminando uno stato di acidosi metabolica (chetoacidosi). I corpi chetonici che si formano in eccesso nel tipo 1 vengono eliminati con l'urina (chetonuria).
La situazione è aggravata del fatto che la presenza dei suddetti ac. forti nel lume dei tubuli richiama, dal sangue, lo ione sodio, insieme al quale essi passano nell'urina. Diminuisce, in seguito a ciò, la concentrazione di sodio nel sangue, nel qual viene sostituito da idrogenioni, con conseguente aggravamento dello stato di acidosi. Se questa non viene compensata, possono intervenire il come diabetico e la morte.
Per quel che riguarda il metabolismo proteico, l'eccessiva neoglucogenesi comporta una riduzione delle masse muscolari per depauperamento di proteine, fenomeno questo che, insieme alla ridotta o mancata utilizzazione del glucosio è responsabile della sensazione di fame che induce polifagia.
C'è da ricordare, parlando di proteine, che esse sono danneggiate dall'eccessiva presena di glucosio nel sangue, tramite il fenomeno biochimico noto come glicosilazione (reazioni di Maillard o di imbrunimento, con formazione dei prodotti di Amadori, che a loro volta formano strutture irreversibili - AGE - che si legano alle proteine adiacenti), in conseguenza del quale viene alterata la funzione di proteine enzimatiche e strutturali generando complicanze.
La prima proteina glicosilata scoperta nei diabetici fu l'emoglobina (alterata nella sua catena beta). In realtà una piccola quantità di emoglibina glicosilata è presente anche nel sangue dei soggett sani, ma la concentrazione di essa aumenta considerevolmente in quello dei pazienti diabetici, tanto che il dosaggio dell' emoglobina glicosilata (valori normali inferiori al 6%) viene frequentemente incluso fra le prove di laboratorio che si effettuano per porre la diagnosi di diabete mellito e della gravità dello stesso.
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